giovedì 8 dicembre 2022

Il corpo come interfaccia

 di Paolo Brega

Il suono e la musica hanno da sempre rivestito un particolare interesse per le popolazioni antiche.
Gli “Antichi" sapevano molto più di quanto fosse riconosciuto a loro riguardo alla Vita, all'Universo, all'Astronomia, alla Matematica Avanzata, al Magnetismo, alla Guarigione, alle Forze Occulte, eccetera.

Pensiamo a Stonehenge e alla sua architettura archeoacustica come ha dimostrato il progetto quadriennale del Dr Bruno Fazenda e colleghi, delle Università di Huddersfield e di Bristol, il quale ha stabilito come le grida, discorsi, canzoni o urla sacrificali potessero risuonare, qualunque contenuto essi potessero avere.

Mancano alcuni pezzi, ma, quando erano al loro posto, ci dovevano essere amplificazioni, e boati, echi e riverberi...




Pensiamo all’Hypogeum e alle connesse strutture preistoriche a forma di tempio a Malta. La struttura evidenzia corridoi centrali e camere dalla struttura arcuata. Ma l’unicità di questo complesso deriva dal fatto che è sotterraneo, creato mediante la rimozione di circa duemila tonnellate di pietra scavate con martelli in pietra e picconi. Flebili suoni all’interno delle sue mura sono in grado di creare strani effetti eco e riverberi, e un suono emesso o parole pronunciate in specifici punti possono essere sentiti chiaramente in tutti i suoi tre livelli. 

Adesso gli scienziati suggeriscono che certe frequenze di vibrazioni sonore create da suoni emessi all’interno delle sue mura, siano in grado di alterare effettivamente le funzioni del cervello umano di chi si trova a portata d’orecchio.


Questa struttura invece è conosciuta come la "Puerta de Hayu Marca" o la "Porta degli Dei" o anche "Porta delle Stelle": una porta gigantesca scavata nella solida roccia di granito rosso che si trova letteralmente in mezzo al nulla, a oltre 4000 metri di altitudine.

Questa roccia ha un gigantesco rettangolo intagliato dove al centro, in basso è presente una nicchia che sembra proprio rappresentare una porta. La sola visione di tutto il complesso lascia assai perplessi.

Nonostante apparentemente si tratti di un portale nella roccia che non conduce da nessuna parte, un'interessante leggenda Inca tramandata da moltissime generazioni lo descrive invece come una porta capace di trasformarsi in un vero e proprio portale di accesso.

Secondo la leggenda Inca, pare che il primo re-sacerdote, Aramu Muru, abbia attraversato il portale grazie ad un oggetto speciale che ne attivava l'apertura, trasformando la pietra in uno stargate; questo stargate sarebbe quindi stato attivato con l'aiuto di un disco d'oro. Un disco d'oro "caduto dal cielo", capace di aprire un portale interdimensionale.

Oggi la popolazione autoctona chiama questo posto la Porta del Diavolo e manifesta un certo timore nel costruire abitazioni nelle vicinanze della porta; infatti non è presente neanche una singola casa! La spiegazione sta nelle leggende narrate su questa porta e sul loro comune denominatore: persone o entità provenienti da un luogo lontano, dalle stelle o da dimensioni parallele come raccontato nella seguente notizia di cronaca.

Una notte un gruppo di musicisti, dopo una festa con amici, si trovava in cammino nei pressi della porta. Ad un tratto, man mano che si avvicinavano, si accorsero che la porta era in realtà aperta e videro un uomo dal strano aspetto che li invitava dentro la sua dimora per un festa. L'uomo infatti era molto alto, con lunghi capelli biondi. I musicisti un po' spaventati rimasero allo stesso tempo affascinati dalle luci, dal clima festoso, in un contesto in cui tutto era incantevole, bello e invitante. Così accettarono ed entrarono insieme allo "straniero", tranne uno che, nel momento in cui i suoi compagni stavano entrando, si fermò un attimo ad orinare dietro una roccia; quando egli terminò si accorse che la porta era chiusa e tutte le luci, la musica, la festa svanirono. Non rivide più i suoi amici.

Secondo i teorici degli antichi astronauti, questa porta era un'estremità di un tunnel spazio-temporale, una sorta di portale che collega ad un'altra parte dell'Universo o ad un'altra dimensione.
Esistono molti manufatti antichi di persone che attraversano passaggi o strane fonti di energia e bisogna tenere conto che gli uomini dell'antichità non conoscevano la tecnologia, proprio come noi oggi cerchiamo di capire se è possibile realizzare un tunnel gravitazionale.


Ma l’idea o la capacità di realizzare e aprire questi “portali dimensionali” attraverso lo sfruttamento di luoghi o architetture particolari non fu solo prerogativa dei popoli antichi o del mondo sciamanico. Una sottile linea rossa collega le conoscenze antiche con quelle più moderne raccolte e custodite dagli ambienti massonici e templari.

Pensiamo al fiorire della misteriosa architettura gotica con la sua ricerca della dell’armonia delle forme e dell’equilibrio tra le proporzioni seguendo precise regole matematiche che permisero la costruzione di cattedrali tanto imponenti e altrettanto così misteriose come sapientemente descritto nel libro di Fulcanelli “Il Mistero delle cattedrali” pubblicato dalle edizioni Mediterranee dove lo stesso alchimista le definisce «libri meravigliosamenti figurato che dispiegano fino al cielo i loro fogli di pietra scolpita» riferendosi in modo particolare alla Cappella di Rosslyn.


La Cappella di Rosslyn fu edificata nel 1446 da William St Clair (o Sinclair), ultimo Earl St Clair della contea di Orkney la cui storia è legata a doppio filo con il mondo dei Cavalieri Templari e della conseguente nascita della massoneria dopo la fuga appunto in Scozia dei Templari in seguito alle persecuzioni che coinvolsero anche i Catari e le altre sette gnostiche in terra di Francia.


Tra le varie decorazioni che abbelliscono il soffitto, ci sono duecentotredici cubi definiti “musicali” poiché le complesse figure incise sulle loro facce sarebbero in realtà delle note che, se trascritte correttamente e poi riprodotte, condurrebbero chi le ascolta addirittura in Paradiso.

La presenza, nella Cappella, di statue di angeli che reggono strumenti musicali non farebbe che avvalorare questa incredibile scoperta.

Il compositore scozzese Stuart Mitchell è riuscito, grazie alle sue conoscenze, a decifrare il complicato codice e a produrre una melodia che egli ha definito “il Santo Graal della musica”, ma il fatto che alcuni cubi siano andati, nel tempo, distrutti potrebbe far sì che la composizione sia incompleta.

Secondo un altro studioso, Allan Brian, co-direttore del Gruppo scozzese di incontri paranormali, il suono che si verrebbe a produrre porterebbe, a lungo andare, a stati alterati di coscienza, tanto che nel Medioevo questo tipo di accordo fu addirittura considerato diabolico e bandito dalla Chiesa cattolica.

Sappiamo bene che certe vibrazioni sono in grado di modificare la frequenza delle onde cerebrali e di liberare la mente dai pensieri - e perciò dalla cosiddetta “realtà illusoria” -, di renderla molto più ricettiva e, in certi casi, di risvegliarne od aumentarne le capacità: basti pensare ai mantra tibetani ripetuti al fine di raggiungere una elevata concentrazione ma anche a certe musiche utilizzate dagli sciamani di alcune culture del Sud America e dell’Africa per entrare in uno stato di trance ed accedere così al mondo degli spiriti e degli dei e conseguire visioni ed importanti insegnamenti.

E' possibile che la funzione principale della Cappella di Rosslyn fosse quella di agire da cassa di risonanza? Lo stesso principio, dopotutto, si ritrova nelle grandi Cattedrali gotiche in cui le volte ad ogiva fungono da “vibratori sonori” per canti e musica che, amplificati, acquistano un potere benefico sulla mente di chi ascolta.
Viene da chiedersi se, in passato, a Rosslyn si tenessero concerti “proibiti”, forse a scopo iniziatico, atti a spalancare le porte del terzo occhio e, perciò, dell’anima, mettendo in questo modo l’uomo in comunicazione diretta con la sua parte più nascosta e sublime, ovvero quella divina. Questo spiegherebbe perché la Cappella raccoglie in sé le tradizioni di tanti culti diversi: l’Illuminazione è dopotutto il traguardo a cui hanno da sempre anelato i saggi, i mistici e i santi di ogni religione e di ogni epoca.


La ricerca dei “portali” interessò in tempi più recenti altre correnti esoteriche i cui scopi non furono così nobili come quelle che probabilmente ispirarono i Templari e le prime logge massoniche. Stiamo parlando del nazismo e del suo risaputo interesse verso l’occulto, il misterioso e l’esoterico ispirato dalle dottrine teosofiche che sfociarono durante la prima metà del ‘900 nei seguenti ordini esoterici:

- Armanen-Orden;
- Art-gemeinschaft;
- Tempelhof-gesellschaft
- Thule Gesellschaft
- Vryl gesellschaft


Il misticismo nazista originò il “Ahnenerbe Forschungs und Lehrgemeinschaft”, ovvero la Società di ricerca ed insegnamento dell'eredità ancestrale, fu fondata nel 1935 come istituto dedicato alle ricerche riguardanti la storia antropologica e culturale della razza germanica. Gli scopi iniziali della società fondata da Heinrich Himmler, Hermann Wirth, e Walter Darré miravano a riscoprire la grandezza delle popolazioni dell'antica Germania dando ampio spazio agli scopi divulgativi; le sue attività iniziarono via via ad allargarsi grazie alla spinta crescente data dalle teorie intorno al mito della razza superiore, di cui i tedeschi sarebbero stati i diretti discendenti. La sua guida fu affidata allo stesso Wirth.

Se note sono le spedizioni dell’Ahnenerbe nel misterioso Tibet alla scoperta dei segreti dei Lama tibetani e dei “magici suoni” e dei poteri racchiusi nei Mantra, meno nota è una missione dei tedeschi in Valtellina e più precisamente in quel di Teglio, dove ancora oggi a Palazzo Besta possiamo osservare strani affreschi e criptici messaggi.
E’ il lavoro di Riccardo Magnani ad aiutarci ad approfondire i segreti di questo piccolo paese della Valtellina e a individuare alcune delle chiavi di lettura che probabilmente mossero i nazisti a indagare a fondo.

“Ne esistono moltissime [chiavi di lettura ndr], in realtà, e tutte rifacentesi ad un bagaglio interculturale che porta a riconoscere in questi straordinari affreschi di volta in volta riferimenti alla cultura classica greca, alla cultura indo-vedica, celtica, egizia, la ghematria, la Qabbalah, l’astronomia, la storia dell’arte e così via. Questi affreschi sono un compendio straordinario di tutte le culture che l’uomo ha sviluppato nel proprio progredire e migrare nelle diverse latitudini e epoche sulla terra. Noi tutti abbiamo memoria scritta di cosa rappresentò essere la Biblioteca Alessandrina, ma credo che solo questo straordinario palazzo sia in grado, oggi, di farci percepire con piena fattezza quanto in quello straordinario coacervo di sapere era conservato. Ritengo che palazzo Besta sia una summa concentrata del sapere contenuto nella Biblioteca di Alessandria di Egitto, malamente e dolosamente distrutta. Ma su tutto vi è un particolare senza la cui interpretazione la riconduzione al mondo filo-fiorentino sarebbe stato molto più complicato, ovvero la scritta incisa in calce al “mappamondo” (in realtà un planisfero, appunto), che recita così: “Terra Australis recenter inventa anno 1459 sed nondum plene cognita”. Nel 1459 nasce l’Accademia neoplatonica fiorentina, per volere di Cosimo de Medici; questa intuizione mi ha permesso in realtà di capire quale fosse la porta principale per accedere ai molteplici segreti di palazzo Besta, e ricondurre successivamente a Leonardo da Vinci la paternità di questi affreschi unici.” 

(Hildegard Von Bigen (1098 - 1179) era una monaca visionaria, secondo lei la musica "aumenta la santità della parola, risveglia vibrazioni simpatetiche, riattiva l’unione dell’individuo con il Cosmo." Una sua visione -->)

Tutto il sapere esoterico sembra muoversi attorno al suono, o meglio alle onde sonore, alle frequenze e alle vibrazioni.

Ciò non mi sorprende considerato la capacità delle frequenze sonore di orientare le molecole d’acqua in modo armonico (o disarmonico).

Il dottor Joseph Puleo e il dottor. Leonard Horowitz, autori del libro "Healing Codes for the Biological Apocalypse " sono stati fra i primi a dedicarsi all'apprendimento dei benefici fisici conseguiti dall' ascolto delle frequenze armoniche, individuando con uno studio approfondito sulla numerologia, la prima serie di 6 toni, successivamente completarono la scala di solfeggio aggiungendo alla lista altri 3 toni. Il dottor Puleo era una persona estremamente scettica, e non realmente coinvolto in "cose spirituali".

Tuttavia, che lo volesse o no, sembra che sia stato scelto per portare un messaggio di estrema importanza, soprattutto per il tempo in cui viviamo, attraverso una serie di visioni e di visite da parte di messaggeri celesti ricevette i nuovi codici di guarigione. è l'inizio di una nuova scienza, la Cimatica, che studia le onde e i suoni che creano forme geometriche armoniose. I suoni e la luce saranno gli strumenti delle medicina del futuro. Un istituto giapponse (I.H.M Research Institute), ha condotto una ricerca su queste frequenze vitali, fotografando l' acqua a -25 gradi. Ecco i cristalli dalla geometria perfetta che derivano dalle varie frequenze. (La tecnica è quella di Masaru Emoto). 


E sappiamo bene come sulla Terra l'acqua copra il 70,8% della superficie del pianeta e più o meno con la stessa percentuale è il maggior costituente del corpo umano.
Questa connessione tra “vibrazione” e “materia” ci riporta subito ai principi della fisica quantistica. 

Lo stesso Albert Einstein si trovò a dichiarare: "... quello che abbiamo chiamato "materia" altro non è che energia, la cui vibrazione è stata abbassata in modo da essere percepibile ai sensi, la materia in sé non esiste".
Ciò che ha affermato è che a livello più profondo non siamo separati, come corpo, come spirito, come anima... siamo solo esseri di energia. Non dovremmo ignorare la nostra fisiologia, ma riconoscere il corpo come energia, che vibra a una frequenza molto fitta.

E dovremmo pertanto imparare a riconoscere nelle frequenze sonore le chiavi di accesso a una verità che trascende il sapere comune.
Si è scoperto che potenti frequenze sonore furono date alla chiesa molti anni fa per uno scopo profondamente spirituale. La gente che andava a messa, che un tempo si faceva solo in latino, cantava in coro usando l' antico linguaggio, in questo modo si creava una vibrazione molto potente. E' stato appurato che il latino è un linguaggio che passa attraverso tutte le forme di pensiero limitate, e in livelli più profondi del subconscio ha accesso a conoscenze che vanno oltre le nostre credenze. Tramite questi canti e le loro tonalità speciali, venivano impartite enormi benedizioni spirituali durante le messe religiose.

Poiché la musica ha una risonanza matematica, le frequenze sono in grado di ispirare spiritualmente l'umanità ad essere più "simile a Dio,", l'aver cambiato l'intonazione dei cori e la frequenza sonora ha alterato il pensiero collettivo e favorito un'allontanamento dell'umanità da Dio.
I suoni che posseggono queste frequenze hanno un potere straordinario sulla fisiologia umana grazie appunto alla forma che accoglie informazioni coerenti alle leggi della creazione universale. Si pensa anche che il segreto dei toni Solfeggio presumibilmente rappresenti le frequenze sonore che sono state utilizzate per creare l' Universo (Dio creò il mondo in sei giorni, e si riposò il settimo).

E ciò ci rimanda alla cosmogonia di molte popolazioni antiche. Per l’antico sciamanesimo druidico la musica rappresentava una qualità della Natura che si manifestava in maniera invisibile, ma che tuttavia stimolava un potere creativo sull’individuo. Un potere che secondo i druidi non agiva solo sulla mente degli individui, ma poteva addirittura aver agito, all’inizio dei tempi, anche nei confronti di tutto quanto esisteva, dalle foreste al cielo stellato.

Secondo la cosmologia dell’antico druidismo europeo, l’universo avrebbe avuto origine da un Suono primordiale, quale riflesso di una Causa prima, che nella sua espansione sotto forma di una vibrazione ondulatoria avrebbe creato tutte le cose esistenti. 


Gli sciamani ritenevano infatti che la Natura manifestasse attraverso la musica un profondo e segreto messaggio che poteva portare alla conoscenza dell’origine e della natura reale dell’Universo.
Un messaggio che rivelava come la musica rappresentasse anche un evento più profondo, che si identificava con la vibrazione primordiale che aveva dato vita all’universo e costituiva il cuore pulsante e vitale di ogni cosa. L’esperienza vibrazionale del fenomeno ondulatorio era ben conosciuta dagli antichi sciamani e ritenuta, insieme alla matematica, un fenomeno di base per tutte le cose esistenti.

Gli sciamani avevano osservato e studiato il fenomeno della vibrazione delle corde degli strumenti e della propagazione ondulatoria del suono che essi producevano. Un fenomeno apparentemente immateriale, come credevano fosse l’aspetto reale dell’universo, ma in grado di raggiungere l’attenzione degli individui e risultare soggettivamente concreto.
Avevano osservato come le onde prodotte da un oggetto lanciato in uno stagno si allargavano da un centro formando un cerchio e, sebbene fossero di natura inconsistente, coinvolgevano gli oggetti che vi galleggiavano. Avevano altresì osservato come i terremoti producessero fenomeni ondulatori che si propagavano da un epicentro per procedere in cerchio come le onde di uno stagno.

L’antico sciamanesimo druidico aveva quindi interpretato il fenomeno del suono per spiegare la struttura più intima dell’universo, determinandone la nascita attraverso l’archetipo ondulatorio, e dando vita alla formazione della materia.

La tradizione druidica riporta che all’origine dell’universo si era manifestata una condizione di esistenza definita con il termine “Baktà”. Un campo energetico con una sua potenzialità creativa.
All’inizio, secondo gli antichi testi, il Baktà primordiale si richiuse su se stesso divenendo incandescente e piccolo quanto non avrebbe potuto essere altrimenti. Il nuovo stato in cui il campo energetico si era trasformato produsse al suo interno una “insofferenza” di cui si liberò con una immane eruzione energetica. Evento che produsse un fenomeno ondulatorio di colossale potenza, che si propagò in tutte le direzioni, creando l’esistenza. Praticamente una descrizione ante-litteram del Big bang ipotizzato dagli astrofisici moderni.

Nella violenza del rilascio energetico si erano formati vortici di “baktà secondario”, differenti dalla natura posseduta da quello primordiale, che raffreddandosi portavano a creare una varietà di istanze energetiche di ogni genere da cui sarebbe sorta poi la materia.

La composizione della materia secondo la fisica moderna:

1) lo stato della materia come appare a livello del piano umano;
2) la struttura molecolare della materia costituita dal legame di più atomi;
3) l’atomo nella sua rappresentazione schematica, formato da un nucleo centrale costituito da protoni e neutroni e da uno sciame orbitante esterno di elettroni;
4) la posizione orbitale di un elettrone;
5) i quark, le particelle basilari che costituiscono gli elementi dell’atomo;
6) le stringhe, corde vibranti di energia che costituiscono i quark

Per l’antico sciamanesimo druidico che era giunto a questa teoria cosmologica, la mente umana poteva avere difficoltà a immaginare un simile processo cosmologico, ma poteva benissimo rappresentarlo attraverso l’esperienza umana dell’archetipo ondulatorio del suono.

Gli antichi sciamani colsero quindi l’esempio dell’individuo che incamera l’aria con il suo respiro e la emette dalla bocca con la modulazione della voce.
Il processo cosmologico che aveva dato origine all’universo poteva essere quindi compreso con l’esempio dell’atto dell’inspirazione che portava a trattenere in sé, concentrandola, tutta l’energia dell’aria per poi emetterla attraverso un urlo possente le cui vibrazioni sonore giungevano a mostrare valori di un preciso significato concettuale.


Gli antichi sciamani descrissero così la nascita dell’universo, attraverso l’azione di una essenza plasmatica che, dopo essersi concentrata su se stessa, si era liberata violentemente, come un urlo umano, producendo un flusso ondulatorio a tutto campo che espandendosi, intersecandosi con altri vortici e anche nella sua frammentazione, creava le basi della materia.
Seguendo la logica espressa dalla simbologia del respiro umano, gli antichi druidi nella loro cosmologia ritennero quindi che l’universo era costituito da una vibrazione cosmica nata da un Suono primordiale, generato da una Causa Prima. Un ente posto al di là della possibile immaginazione umana, che rappresentava un Mistero esaustivo a se stesso, immanente a tutto l’esistente.
L’intero universo e ogni forma di vita non erano altro che l’effetto del Suono primordiale che si esprimeva nella sua vibrazione cosmica. Il Suono primordiale manteneva il timbro musicale nella sua vibrazione, inafferrabile rispetto alla capacità percettiva ordinaria dell’individuo, ma in grado di edificare i mondi e l’uomo stesso.

Il Suono primordiale aveva dato vita a tutto quanto esisteva a mezzo di una vibrazione che si era estesa nell’infinito, come una corda vibrante crea le note e le melodie e le espande nello spazio sino ad essere rilevate dagli individui che le ascoltano. Una vibrazione cosmica globale divenuta percepibile dall’individuo come le note di una melodia, attraverso le forme che essa aveva creato, dall’immensità dei fenomeni della Natura sino allo stesso individuo.
Secondo l’antico sciamanesimo druidico, parte del Baktà nella sua manifestazione vibratoria aveva preso forma nella materia e nell’uomo, dando vita alle leggi e al cronotopo dello spazio-tempo. Tuttavia la matrice fondamentale che costituiva l’essenza del campo energetico del Baktà continuava a esistere e costituiva la base vibrazionale dell’universo.

Secondo questa concezione cosmologica tutto risultava esistente nella vibrazione primordiale. Non esisteva differenza tra l’individuo e il resto di quanto esisteva in natura. Tutto era legato a questa stessa matrice vibrazionale e quindi rispettivamente comunicante nello stesso stato fenomenico. Non esisteva neppure la distinzione di passato, presente e futuro, ma solo un eterno presente accessibile allo stato di coscienza superiore dell’Io che riusciva ad uscire dalla soggettività proposta dai suoi sensi. Tutto si rivelava come una identica cosa che aveva avuto origine dal Suono primordiale, esistente sulla base del perdurare della sua vibrazione nel cosmo.

E qui possiamo prendere in considerazione le moderne teorie della fisica quantistica che sembrano supportare la concezione cosmologica dell’antico sciamanesimo druidico.
Esse propongono infatti l’esistenza del fenomeno dell’entanglement che prevede che tutto l’universo non sia altro che un “campo quantico” dove tutti i fenomeni coesistono istantaneamente e sono correlati, in maniera altrettanto istantanea, tra di loro. Non ci sarebbe alcuno scambio di informazioni tra gli oggetti, ma sussisterebbe l’informazione per se stessa, totale e immediata.
E' un classico la prova eseguita su una coppia di fotoni che, dopo essere stati lanciati ciascuno in direzione opposta dell’altro, mostravano egualmente, sebbene a distanza, le stesse condizioni fenomeniche a cui uno dei due veniva sottoposto in sede di laboratorio.

Sul principio del fenomeno vibrazionale esistono vari miti cosmologici, di popoli lontani tra di loro, che legano il concetto del Suono primordiale alla creazione dell’universo. Il Suono quindi era inteso come il riflesso della Causa Prima che si esprimeva come la vibrazione che scuoteva l’esistere dall’inizio dei tempi portandolo allo stato di consapevolezza.



Un esempio del concetto di onda, qui riferita ai fenomeni dell’elettromagnetismo. Tutti i fenomeni ondulatori si comportano con le stesse caratteristiche descrittive.
Un’altra tradizione relativa al potere vibrazionale del suono è quella degli Aborigeni australiani, che riprende l’evento del Suono primordiale attraverso il mito del “rombo sonoro”, conosciuto con il termine anglosassone di “bullroarer”.

Nell’esoterismo aborigeno del “Tempo del Sogno”, il Dreamtime, corpus mitologico della cultura aborigena, viene detto che dal suono del rombo primordiale scaturì tutta la vita dell’universo. Dal suo suono stridulo e sibilante, come un suono metallico, si sviluppò un processo evolutivo in sillabe sonore e note musicali ben determinate. Le prime materializzazioni di questi suoni furono gli astri e le costellazioni zodiacali, e poi vennero gli uomini.

Il rombo sonoro viene prodotto, durante gli incontri rituali, da una tavoletta fatta ruotare dai partecipanti appesa a una cordicella. Il suono che ne esce, propriamente quello di un suono continuo, viene ritenuto come la voce degli Dei che hanno creato l’universo. 

Ancora un altro mito, appartenente alla tradizione dell’antico Egitto, fa eco al simbolismo del Suono primordiale del Drago dei Nativi europei attraverso il mito del dio Thot.

Questo dio, che mostra per la sua figura iniziatrice della cultura dell’Egitto un forte paragone con il mito di Fetonte dei Nativi europei, è una figura particolare per l’importanza che le viene attribuita. Lo si trova menzionato dalla cosmologia egizia già al momento in cui avviene la creazione del mondo, ma lo si ritrova anche a posteriori, all’epoca della storia umana, quando egli insegna le scienze, le arti e la scrittura basata su un alfabeto di ventidue lettere con cui lascia all’umanità tutto il suo sapere. A lui è attribuito, ancora come per Fetonte, il Gran Libro della Natura, costituito da ventidue lamine simboliche identificate nel suo alfabeto e oggi nelle lamine del gioco dei Tarocchi, che avrebbe lasciato all’umanità prima del suo congedo dall’Egitto. 

(Secondo l’esoterismo dell’antico Egitto l’universo avrebbe avuto origine dal suono primordiale che Thot emise all’inizio dei tempi)

La leggenda vuole che Thot abbia donato agli antichi egizi anche la musica alla quale verrà attribuito un ruolo molto importante sia nei riti che nella definizione cosmologica dell’universo.
Gli egizi si riferivano infatti al Suono rappresentato dal grido cosmico che il dio Thot aveva scagliato nel nulla all’inizio dei tempi per dare origine al tutto. 

A seguito del suo grido, o della sua risata articolata su sette note musicali crescenti, sarebbero nate varie realtà divinizzate come la Terra, il destino, il giorno, la notte e così via.


Come ultima citazione, fa eco alle narrazioni dei precedenti miti quanto viene detto dalla Bibbia nel Libro della Genesi nel momento in cui Dio crea l’universo attraverso il potere del suo “verbo”.

Il fenomeno ondulatorio può essere applicato ai vari fenomeni dell’universo e all’esperienza umana. La lunghezza dell’onda, ovvero la distanza tra le creste, caratterizza genericamente i vari elementi della materia esistente nell’universo: dalle onde radio, alla finestra dei colori visibili dall’occhio umano, sino alle radiazioni più nocive. Più la lunghezza dell’onda è ridotta, maggiore è la sua penetrabilità nei corpi e nella materia. Si stima che all’estrema vibrazione ondulatoria l’onda possa comportarsi come una particella subatomica. Una stringa vibrante per l’appunto.

Infatti la citazione biblica dice esplicitamente: “Disse Dio, si faccia la luce”. Nuovamente il Suono è rappresentato come facoltà creativa. La Parola di Dio diviene sostanza, la “vibrazione divina” crea la vita sulla Terra esattamente come narrano i miti delle altre culture.
Concetto creativo che viene ripreso dall’evangelista Giovanni che inizia la sua opera dicendo: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio”.


La moderna fisica sembra avallare ancora una volta le conclusioni a cui era giunto l’antico sciamanesimo druidico.

Nel lavoro attuato dai fisici per definire l’architettura dell’universo è stata sviluppata infatti la cosiddetta “teoria delle stringhe”. Una nuovissima concezione della materia, che unifica la meccanica quantistica e la teoria della relatività e che va a supportare la cosmologia vibrazionale degli antichi druidi.
Secondo il paradigma del “Modello standard”, adottato in larga parte dai fisici per descrivere l’architettura dell’universo, la materia è composta da varie particelle interpretate come corpuscoli puntiformi indivisibili, come ad esempio i “quark” che si combinano in vari modi giungendo a formare protoni, neutroni e l’ampia gamma di particelle e di molecole che costituiscono l’universo.
La moderna teoria delle stringhe non nega il ruolo essenziale di queste particelle, ma ritiene che esse non siano puntiformi, ma risultino costituite da un sottile filamento di energia, centinaia di miliardi più piccolo di un nucleo atomico. Un filamento di energia che è paragonabile a una cordicella, come quella di un violino, in continua vibrazione.


Le varie visioni all’interno della teoria delle stringhe, e di quella denominata delle Superstringhe, prevedono oggetti essenzialmente a una sola dimensione che possono essere aperti o chiusi e che vibrano in maniera diversa tra di loro manifestando in tal modo differenti cariche energetiche che vanno a costituire i vari elementi subatomici più o meno pesanti. Così come una corda di violino può vibrare in modi diversi producendo differenti note musicali, anche i filamenti della teoria delle stringhe possono vibrare in più modi producendo, a seconda dell’intensità del ciclo vibrazionale, particelle con massa e proprietà diverse tra di loro. Particelle, più o meno pesanti, che vanno ad arricchire il panorama definito dal “Modello standard”.
L’attività coordinata delle stringhe giunge a creare non solamente l’entità dello spazio, ma anche quella del tempo. La teoria delle stringhe allarga i confini immaginabili dell’universo poiché prevede che debbano esistere ulteriori dimensioni spaziali in cui le stringhe possano esistere con le loro caratteristiche che portano a concepire fino ventiquattro dimensioni oltre a quelle che conosciamo.

Ciò che accomuna la visione moderna della Teoria delle stringhe a quella cosmologica dell’antico sciamanesimo druidico è il fatto che i filamenti di stringa non costuiscono di per sé un ente materiale. La stringa è da intendersi come una "unità vibratoria" immateriale che con la sua vibrazione crea il fenomeno della materia così come la percepiamo. 
Una stringa di energia che vibra all’infinito senza smettere mai.

Il Suono e il potere creativo degli sciamani

L’idea, sostenuta dai miti, del principio del Suono primordiale come evento che diede origine alla vibrazione, portando alla creazione delle forme, delle creature e dei fenomeni dell’universo, indusse gli antichi sciamani a concepire la possibilità di attuare azioni creative basate sulla musica. 
A questo scopo gli antichi sciamani idearono la Nah-sinnar, una melodia che riproponeva in schemi matematici i più profondi e nascosti archetipi della Natura, rivelando di essere in grado di operare sulle cose e sugli esseri umani.
Gli sciamani, nell’impiego della Nah-sinnar, usavano la voce e altri strumenti, come il flauto, attraverso i quali esprimere il proprio “koran”, il potere interiore del respiro che veniva unito alle facoltà creative della Nah-sinnar.
In tal modo gli antichi sciamani realizzavano azioni terapeutiche attivando i loro cristalli o comunicando con la loro musica un’esperienza di armonia propria del Silenzio interiore, in grado di suscitare benessere e conoscenza. Sempre attraverso la Nah-sinnar, riuscivano anche a creare le “kels”, creature mitiche semi-viventi costituite dalla permanenza del suono vibratorio.

Gli antichi sciamani impiegavano essenzialmente le kels come propri aiutanti magici al fine di difendersi dalle forze occulte che potevano aggredirli, ma se ne servivano anche per attuare azioni terapeutiche verso individui lontani o le utilizzavano come messaggeri nei sogni. Non disdegnavano, all’occorrenza, di usarle per osservare le mosse dei propri avversari oppure, come nel caso delle pratiche aborigene ancora oggi in uso, per neutralizzarli.
Creature artificiali basate sulla proprietà vibrazionale del suono, realizzate sullo stesso principio menzionato dalla tradizione ebraica che narra del “Golem”, la creatura fatta con l’argilla e resa viva dalla “parola di potere” dei Rabbini che a loro volta si rifacevano al potere della Parola del “verbo divino” che aveva creato il mondo.

Si giunge alla conclusione che tutto l’Universo è energia vibrazionale, ovvero stringhe che vibrano a frequenze diverse emettendo onde che il nostro cervello va ad elaborare utilizzando il corpo e gli organi di senso quale “interfaccia”.

Attraverso gli occhi riceviamo le onde elettromagnetiche consentendo al cervello di elaborare le informazioni rielaborando le frequenze luminose secondo il seguente schema ed esclusivamente nel range del ‘visibile’.

Attraverso il tatto percepiamo l’illusione del solido, del materiale rielaborando l’informazione proveniente dalla forza repulsiva che si realizza tra le cariche negative degli atomi. In buona sostanza non esiste alcun contatto tra i corpi. Tu che pensi di toccare i tasti della tua tastiera in realtà non li tocchi affatto poiché le cariche elettriche negative che circondano gli atomi si respingono l’un l’altra. Non sei seduto sul divano, ma sei sospeso su di esso per uno spazio infinitesimale. Noi stessi siamo fatti di vuoto.

Attraverso l’udito rielaboriamo le frequenze sonore esistenti in natura attraverso il background di informazioni già presente nel cervello e ne aggiungiamo di nuove, oggi anche sintetiche, in un range di frequenze che varia dai 20 Hz ai 20 kHz. Questo limite superiore tende ad abbassarsi con l'avanzare degli anni: molti adulti non sono in grado di udire frequenze oltre i 16 kHz. L'orecchio di per sé non è in grado di rispondere alle frequenze superiori o inferiori all'intervallo indicato, ma queste ultime possono essere comunque percepite col corpo attraverso il senso del tatto sotto forma di vibrazioni se sufficientemente potenti in ampiezza.
Il nostro corpo materiale rappresenta pertanto l’interfaccia con il quale il nostro software (l’anima) interagisce con un universo fatto di onde e difficilmente comprensibile all’utente finale nella stessa maniera in cui l’utente di Windows, pur non conoscendo il codice sorgente e i segreti del programma è in grado comunque di utilizzare gli applicativi quali Words, Excel e gli altri programmi di uso comune.

Ma c'è un organo di senso che non viene più ricordato dalla scienza: la ghiandola pineale o epifisi.

L’epifisi è una ghiandola endocrina situata nel cervello dei vertebrati. La sua forma assomiglia ad una piccola pigna e per questo viene detta ghiandola pineale. Si trova vicino al centro del cervello, tra i due emisferi, nascosta in una scanalatura in cui aderiscono i due corpi arrotondati dell’ipotalamo, essendo così la parte più protetta del corpo.
L’epifisi produce melatonina e, in quantità ridotta, serotonina (a partire dall’amminoacido triptofano) che è precursore della melatonina. Durante la sintesi della melatonina viene prodotta la pinealina. E’ stato dimostrato che la melatonina è il più potente antiossidante naturale. Essa possiede anche altre proprietà terapeutiche: è efficace contro certe forme di insonnia e contro alcuni tumori.

Ma la pineale non regola soltanto i nostri ritmi del sonno. Essa regola il ritmo della vita stessa, e ciò appare nel modo più chiaro nel regno animale, dove esso non viene interrotto da alcun meccanismo artificiale. In primavera, la pineale riaccende le pulsioni sessuali, segnalando agli animali che è la stagione dell’accoppiamento. Quando l’estate cede il passo all’autunno, la pineale segnala agli uccelli che è tempo di migrare. La ghiandola pineale funziona anche come una sorta di bussola fisiologica, mantenendo gli uccelli sulla giusta rotta mentre sorvolano il pianeta. Quando l’inverno si avvicina e le ore di luce giornaliera diminuiscono, la pineale avverte gli animali che è tempo di cercare un riparo e di entrare in letargo.
La ghiandola pineale è una parte del corpo che, fino a poco tempo fa, è stata poco studiata ma tenuta in grande considerazione da tutte le culture, filosofie e religioni. Per esempio, gli indù annettono grande importanza a quest’organo che essi considerano misticamente come il terzo occhio del corpo – cosa che, in un certo senso, essa è per davvero.

Descartes ritiene l’epifisi sede dell’anima

Per il filosofo e matematico francese, la ghiandola pineale è il punto privilegiato dove anima (res cogitans) e corpo (res extensa) interagiscono, in quanto unica parte dell’encefalo a non essere doppia.
Fino agli anni ’60 i grossi finanziamenti alla “ricerca pubblica”, in merito a questa ghiandola, vennero sempre ostracizzati, con la scusa di ritenerla scarsamente importante; ma l’epofisi fu ampiamente studiata in ambito militare, soprattutto dalle varie fondazioni scientifiche ed università americane finanziate celatamente dalla CIA e dalle facoltose famiglie che ne dettano la politica. Alla CIA da sempre molto legata al cosiddetto mondo paranormale, non interessava se si potesse dimostrare scientificamente l’esistenza dell’anima come natura primigenia dell’uomo, bensì lo sviluppo dei poteri paranormali a cui veniva associava da sempre questa ghiandola. Quello che alcuni pionieri di queste ricerche divulgarono, rompendo il muro del silenzio, fu che i servizi segreti americani, russi e israeliani reclutarono sensitivi, medium e chiunque dimostrasse di possedere doti paranormali per poterli studiare.

La ghiandola pineale, che contiene cellule pigmentate simili a quelle che si trovano nella retina, è sensibile alla luce e reagisce all’alternanza periodica di luce e di buio che l’occhio recepisce e trasmette. In un certo senso l’epifisi è un organo del sistema visivo, non dissimile dalla corteccia visiva. La trasmissione del segnale luminoso parte da una serie di neuroni che originano dalla retina e arrivano all’epifisi.

Se il corpo è l’interfaccia per il mondo materiale ecco che l’epifisi lo diventa per il mondo metafisico e per le sue regole matematiche (frattali) le sue proporzioni, le sue vibrazioni energetiche.

Oggi siamo ancorati al piano fisico a causa della nostra limitata capacità di interfacciarci con ciò che la cosmologia del Progetto Atlanticus definisce “Piano Astrale” popolato da esseri trascesi che le religioni hanno definito demoni o angeli (o esseri di luce) e che forse i nostri amici animali sono in grado di vedere.

Ma un giorno l’energia implicita nel nostro essere necessariamente verrà liberata tornando a unirsi con il cosiddetto “Piano Cosmico”.

Da migliaia di anni a questa parte si è cercato di migliorare questa interfaccia, ma, considerati anche gli esempi di cui sopra, sembra che invece di migliorare, il percorso di consapevolezza introdotto dai grandi maestri di un tempo (Horus, Thoth, Cristo, Siddartha, etc.etc.) abbia avuto invece uno stop con l’avvento della chiesa cattolica.
Questo ha limitato di molto le capacità sensoriali ed extra-sensoriali umane. Basta vedere la tabella sottostante per valutare come l’uomo abbia perso nel tempo molte delle capacità “programmate” nel nostro DNA, così come quello di tutti gli altri esseri viventi.

Guardate un gatto fino a quali frequenze può “ascoltare” e non sappiamo quali frequenze elettromagnetiche può “osservare”! Forse lo sapevano gli antichi egizi (ed ecco perché era venerato come un dio).

Cosa potremmo vedere nell’infrarosso? O nell’ultravioletto? 

Cosa sentiremmo se sentiremmo con le orecchie di un gatto?

Probabilmente avremmo già accesso alle chiavi per potere accedere a una dimensione dell’esistente per noi sconosciuta. Una realtà metafisica fatta di energie che si compenetra con l’illusoria realtà materiale. Una realtà che gli antichi conoscevano bene, quale retaggio dell’epoca antidiluviana, durante la quale civiltà più avanzate della nostra operarono un esperimento genetico mescolando il loro DNA (e il potenziale ivi espresso) in quello di altre creature viventi.

Nacque l’Uomo, non più peculiare delle altre specie animali esistenti sul pianeta in quanto come questi dotati di Corpo, Anima, Spirito (Hardware, Sistema Operativo, Software) seppur magari di capacità diverse.
Come la Kundalini era presente negli Elohim così lo è nell’uomo, nei gatti, nei cani e in tutte le creature viventi in quanto “punti di energia” dell’Uno che è l’Universo (DIO).

Non vi è differenza tra Animali, Uomini ed Elohim (“Antichi Dei”) da cui siamo stati fatti semplicemente “a immagine e somiglianza”.
Non vi è differenza tra corpi materiali e corpi astrali di esseri che semplicemente sono trascesi a quel piano metafisico che la nostra interfaccia materiale oggi non è in grado di comprendere.
Non vi è differenza… perché alla fine tutto è solo il risultato di stringhe vibranti (nel “Piano Cosmico”).

L’unica differenza è che forse nel nostro passato remoto questo era ben conosciuto: oggi purtroppo non lo è più.

Fonti:
- http://antichiastronauti.blogspot.it/2011/04/la-puerta-di-hayu-marca.html
- http://vocidiatlantide.blogspot.it/2012/06/la-cappella-di-rosslyn.html
- http://people.mondoraro.org/archives/12952
- http://www.kricio.com/fisica-quantistica.html
- http://www.shan-newspaper.com/web/tradizioni-celtiche/572-il-suono-primordiale-che-ha-creato-luniverso.html
- http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=467
- http://www.informarexresistere.fr/2013/01/23/viaggio-alla-scoperta-della-ghiandola-pineale/
- http://www.mediafire.com/view/?weh6pdux2pq79hp


Ricordiamo infine il sito dell'autore:
http://www.progettoatlanticus.net/

Fonte: ufoplanet.ufoforum.it

Articolo precedentemente pubblicato qui il 21/06/2017.
Alcune fonti potrebbero essere oggi off line
.

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