sabato 13 marzo 2021

La povertà è il più grosso business che i ricchi abbiano mai inventato

Un articolo del 2012... 

La pubblicazione dei dati Eurostat sull'aumento della povertà e del rischio-povertà in Europa ha suscitato sui media il solito "dibattito", viziato in partenza dal rappresentare l'impoverimento come un "problema", come un effetto indesiderato delle politiche di "rigore".

In realtà il bombardamento sociale del "rigore finanziario" non è sostanzialmente diverso dai bombardamenti militari, nei quali l'obbiettivo dichiarato è un pretesto non soltanto per il consumismo delle bombe (tanto paga il contribuente), ma anche per fare il maggior numero possibile di "danni collaterali", cioè di vittime civili. Anche il "rigore" è un business, ed il "danno collaterale" della maggiore povertà apre a sua volta nuove frontiere al business. [1]

In questi anni è risultato sempre più evidente il nesso consequenziale tra l'aumento della povertà e la finanziarizzazione dei rapporti sociali.
La povertà diventa un business finanziario, costringendo i poveri all'indebitamento crescente.

Pochi giorni fa il governo tedesco ha potuto annunciare trionfalmente che l'obiettivo del pareggio di bilancio è stato raggiunto con un anno di anticipo, e ciò soprattutto grazie al fatto che la Germania ha potuto finanziare il suo debito pubblico a tasso zero, poiché, contestualmente, sono stati i Paesi del Sud dell'Europa non solo a pagare tassi di interesse più alti, ma anche ad indebitarsi maggiormente. 

Dopo un anno in cui ci si era sempre detto che "il problema è il debito", si è poi scoperto che il governo Monti non soltanto non ha ridotto il debito pubblico, ma lo ha aumentato. Il cosiddetto "spread" si è rivelato così una tassa sulla povertà, un'elemosina dei poveri nei confronti dei ricchi....


Procede intanto l'addestramento dei poveri all'uso degli strumenti finanziari. 

Il governo Monti ha rilanciato la "Social Card" di tremontiana memoria, annunciando la sperimentazione in alcune città e Regioni di una nuova versione familiare della carta. Viste le cifre in ballo per questa carta prepagata, il vantaggio per le famiglie è pressoché inesistente, semmai il vantaggio è per BancoPosta che la gestisce. [2]

Lo scopo della social card è in realtà quello di allargare il target dei servizi finanziari. Nata negli USA, anche lì "in via sperimentale", la Social Security Card si è diffusa a macchia d'olio, tanto che i fruitori della carta nel 2013 ammonteranno già a dieci milioni, secondo le stime di Comerica, l'istituto di credito di Dallas a cui il Tesoro americano ha affidato il business. [3]

I Paesi anglosassoni stanno dimostrando che i poveri costituiscono un target inesauribile per l'offerta di servizi finanziari. Non soltanto la carta di credito viene oggi concessa anche ai disoccupati, ma questi sono anche fatti oggetto di un vero e proprio allettamento per dotarsi di questo "servizio" finanziario.

Il fatto è comprensibile, se si considera che disoccupati e precari possono essere ridotti ad un livello assoluto di dipendenza da questi strumenti finanziari; cosa che non sarebbe possibile nei confronti di chi disponesse di fonti regolari di reddito. 

Se i prestiti ai poveri fossero ancora in contanti, allora i rischi di insolvenza sarebbero mortali per un business del genere; ma oggi c'è il denaro elettronico e le banche non devono compromettere la propria liquidità per concedere carte di credito.[4]

I poveri tendono ancora a servirsi soprattutto di contanti, ma le banche intendono sollevare le masse da questa condizione primitiva, attraverso quello che chiamano un programma di "inclusione finanziaria". Il suono nobile e commovente della parola "inclusione" serve a nascondere il fatto che si tratta di un programma a basso rischio d'impresa per lo sfruttamento delle possibilità di indebitamento delle masse più povere. [5]

Il governo britannico ha elaborato nel 2007 un piano di inclusione finanziaria per salvare le masse di "unbanked" dal loro misero destino e per metterle a disposizione dell'amorevole offerta di servizi bancari. Lo stesso governo britannico ha ritenuto di porre una deroga ai limiti della sua "spending review" pur di stanziare dei fondi per questo piano umanitario. [6]

Anche la Banca d'Italia ha impostato un piano analogo, ciò in attuazione delle indicazioni del G-20 a riguardo. A quanto pare il denaro elettronico ha un club di supporter piuttosto nutrito. [7]

La Banca Mondiale, nella sua veste di agenzia specializzata dell'ONU, rappresenta l'avanguardia in questo progetto di soccorso mondiale agli "unbanked". Robert Zoellick, presidente della Banca Mondiale sino al luglio scorso, ha profuso più di tutti il suo personale impegno nella "financial inclusion". Zoellick costituisce il prototipo del perfetto bombanchiere: proviene da Goldman Sachs e, nel periodo in cui ha fatto parte dell'amministrazione Bush, è stato uno dei promotori più zelanti dell'aggressione all'Iraq. Zoellick è anche un ospite d'onore, pressoché fisso, del Consiglio Atlantico della NATO. [8]

Le banche in questo periodo hanno una pessima reputazione e, spesso, persino una pessima stampa. Ma le denunce possono rimanere sul vago, mentre, come si dice, il diavolo si annida nei dettagli. C'è qualche prestigioso commentatore che auspica addirittura un passaggio completo al denaro elettronico, con l'abbandono definitivo del contante; ciò in nome della lotta all'evasione fiscale, come se l'elettronica fosse intrinsecamente onesta, e fosse in grado solo di "tracciare" e non potesse anche sviare.

L'unico risultato certo dell'adozione integrale del denaro elettronico, sarebbe invece quella di rendere definitiva la "financial inclusion", cioè di non porre più limiti alle possibilità per le banche di impoverire e sfruttare i popoli.

[1] http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/internetsocieta/2012/12/03/Quasi-120-milioni-europei-minacciati-poverta-_7895880.html
[2] http://it.finance.yahoo.com/notizie/social-card-nuova-versione.html
[3] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.money-zine.com/Financial-Planning/Buying-Insurance/Social-Security-Debit-Card/&prev=/search%3Fq%3Dsocial%2Bsecurity%2Bcard%2Bjp%2Bmorgan%26start%3D10%26hl%3Dit%26sa%3DN%26tbo%3Dd%26biw%3D960%26bih%3D513&sa=X&ei=hfG8UMDvK4GetAaI34HQCA&ved=0CDIQ7gEwADgK
[4] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.thisismoney.co.uk/money/cardsloans/article-2188712/No-job-No-problem-Credit-card-firms-make-easier-borrow-youre-unemployed.html&prev=/search%3Fq%3Dcredit%2Bcard%2Bunemployed%26hl%3Dit%26tbo%3Dd&sa=X&ei=z9q9UJSQIYWc9QSvi4GQCA&ved=0CGwQ7gEwBg
[5] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://betterthancash.org/why-e-payments/financial-inclusion/
[6] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.dwp.gov.uk/docs/financial-inclusion-actionplan061207.pdf&prev=/search%3Fq%3Dfinancial%2Binclusion%2Btask%2Bforce%26hl%3Dit%26tbo%3Dd&sa=X&ei=gIq_UIiHFqj44QTr2IGQCQ&ved=0CEsQ7gEwAg
[7] https://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:jzIFz5CUih4J:www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/QF_96/QEF_96.pdf+inclusione+finanziaria&hl=it&gl=it&pid=bl&srcid=ADGEESgQQ3hwQR0xoAeUk4UIkTjsVtB6umCq5hVi_mnDSU7lvwh0VUbzU0O2RUlpexYn9dnM_DfR6YwM8HmMTVffsq_xK8qN2h-FDl67NDh-4Y6Matqo0O3an_QCnh1WmOyvQMxPMUev&sig=AHIEtbQWcBWF_nh7kVgUOuDqKK8eLNWgTg
[8] http://translate.googleusercontent.com/translate_c?depth=1&ei=a_u-UICpNqKJ4gTjxYCgAg&hl=it&prev=/search%3Fq%3Drobert%2Bzoellick%2Bfinancial%2Binclusion%26hl%3Dit%26tbo%3Dd&rurl=translate.google.it&sl=en&u=http://live.worldbank.org/closing-gap-financial-inclusion-liveblog-webcast&usg=ALkJrhhqbsOGR4FNmRTl8X_TgQlJ6ZnqRg


Fonte: www.comidad.org

3 commenti:

  1. Ciao Chaterine,
    condivisibile la preoccupazione che traspare dal tuo articolo. Oggi ci si sente sempre più preoccupati, anche quando gli aspetti tecnici non sono sempre chiari per chi come me non ha competenze spinte in tale ambito, perché l’esperienza ci insegna che le grandi lobby, i governi centrali ed il sistema finanziario globale di certo non hanno interessi verso il benessere delle masse. Le mie riflessioni sono spesso più spinte sugli aspetti psicologici di tali manovre, ossia di come noi comuni mortali poi reagiamo nei comportamenti e negli atteggiamenti di fronte a queste scelte di macro-economia o di strategie finanziarie. Ebbene, il passaggio ai flussi finanziari elettronici, o a volerla dire con parole più semplici, la forzatura all'uso dei bancomat/carte di credito al posto dei contanti ha anche un altro effetto (deleterio) sulle persone. La mancanza di una concreta e reale percezione di quanti soldi si ha in tasca e quanto ci si può permettere di spendere. Io da anni ormai uso la carta di credito e la trovo comoda e soprattutto mi fa stare tranquillo il non dover girare con il portafogli pieno di banconote (vivo in Campania ...). Per questo sono abituato anche a contare i miei soldi sebbene non li vedo “fisicamente” nel portafogli. Ma, ahimè, conosco tante persone che essendo solo abituate a pagare con contanti, hanno un atteggiamento errato nei confronti soprattutto della carta di credito, in quanto dopo aver fatto una spesa il conto in banca è sempre lo stesso, fino al mese successivo in cui arriva il conto della carta stessa. Questo atteggiamento comune si traduce in una sempre maggiore propensione all’indebitamento perché non si ha la percezione immediata della spesa. Per certi versi un po’ la stessa cosa che è successa con l’introduzione dell’euro. Tutti, in Italia, hanno scambiato (negli atteggiamenti psicologici impiegati per comparare il costo di un bene con il relativo beneficio) l’euro con le vecchie 1000lire. La conseguenza è stata che si è cominciato a spendere quasi il doppio per ciò che pochi mesi prima si pagava la metà e, cosa peggiore, senza averne la percezione immediata. I governi ci spingono sempre più verso l’uso di strumenti finanziari, come gli investimenti, le assicurazioni, i piani di accumulo, le carte di credito, ecc. Ma non ci insegnano anche i corrispondenti lati negativi o i pericoli di tali strumenti. Non ci portano, a livello di masse, ad una reale consapevolezza di come questi strumenti siano in grado di renderci schiavi. A dire il vero non penso che tali strumenti siano malvagi in sé, come dicevo io uso la carta di credito e la trovo esattamente identica al contante, ma perché ho avuto modo di comprenderne i vantaggi ed i pericoli, senza cadere nella spirale di un uso strumentale e strumentalizzato. Ma quando i governi spingono il gregge verso una direzione non c’è tempo per l’educazione … e questo il loro gioco.

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  2. Non posso che condividere le tue riflessioni Roberto. Ci stanno trasformando in carta di credito, in macchina da consumo, e la prossima mossa sarà probabilmente quella di inserirlo direttamente sotto pelle sotto forma di microchip, e a quel punto il controllo di ogni nostra mossa sarà totale.
    Purtroppo l'insidia è abile e si sta cominciando a pubblicizzare la cosa come se fosse per il bene della gente (bambini o nonni smarriti ad esempio ...) e, come per tutto ciò che hai elencato non si vede l'ombra di una minima ribellione. Tutto perfetto nel migliore dei mondi .. Tutti schiavi, tutti contenti, anche quando non si arriva a fine mese.
    Tanto tra poco ci saranno le elezioni e tutto cambierà! ... (sigh)...

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  3. a distanza di 5 anni tutto molto chiaro e acora validissimo purtroppo. siamo alla vigilia di nuove elezioni e l'orizzonte è sempre più cupo, pericoloso, mortale.

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