venerdì 25 novembre 2022

Il libro di Dzyan e la storia proibita dell'umanità

 di Francesco Lamendola

Esistono, nella storia delle cosiddette scienze occulte, due generi di "libri maledetti": quelli relativi alle pratiche della magia nera - i grimori - come la famigerata "Clavicola di Salomone"; e quelli relativi alla storia segreta dell'umanità, che narrano vicende altrimenti sconosciute e, generalmente, in contrasto con quanto insegnato sia dalla scienza accademica, sia dalle religioni, come è il caso del "Libro di Dzyan".

( ... ) L'unica versione nota in occidente del "Libro di Dzyan" è quella che Helena Petrovna Blavatskij ha tradotto in versi, intitolandola "Le Stanze dal Libro di Dzyan" (di fatto, sovente i non specialisti confondono i due titoli e le due opere) ed esponendola nel suo volume "La dottrina segreta"; che, assieme ad "Iside svelata", è generalmente considerata l'opera più importante della mistica russa e fondatrice della Società Teosofica.

D'altra parte, "La dottrina segreta", pubblicata per la prima volta nel 1888, in ben otto volumi, è un'opera la quale - sia per la mole spropositata, che per l'estrema complessità del linguaggio - ben poche persone hanno avuto la possibilità e la capacità di leggere integralmente; tanto che, se si può dire che assai pochi sono stati e sono i marxisti che abbiano letto davvero tutto "Il capitale", crediamo che perfino tra teosofi non siano molti coloro che possano vantarsi di aver letto dall'inizio alla fine questo libro sconcertante di Madame Blavatskij ...



Abbiamo detto sconcertante; e la ragione non risiede solamente nel fatto che vi si traccia una storia estremamente varia e complessa delle origini dell'Universo, della Terra e della vita su di essa, evidentemente assai prima che vi fosse qualcuno capace di registrarla, ma anche nel fatto che nessuno, in effetti, ha mai visto il "Libro di Dzyan", almeno in Occidente. Circa la sua effettiva esistenza, infatti, possediamo la sola testimonianza di Helena Blavatskij; la quale, a sua volta, sosteneva di essere stata nel Tibet, A Lhasa, dove avrebbe avuto la possibilità di prenderne visione e stenderne un compendio in versi; ma gli studi sulla sua biografia tendono a mettere in dubbio che ella sia realmente penetrata in quel Paese, allora quasi inaccessibile agli stranieri, in special modo occidentali.

Come se ciò non bastasse, la teosofa russa sosteneva che esso era scritto in una lingua pre-ariana ora completamente dimenticata, il "senzar"; e che esso sarebbe stato dettato dagli Atlantidi, ossia i membri della quarta razza "creata" sul nostro pianeta dagli dèi "costruttori" provenienti dallo spazio, e poi distrutta da una immensa catastrofe e sommersa dalle acque di un Diluvio (mentre la razza attuale, alla quale noi apparteniamo, sarebbe la quinta della serie). Ma non esistono prove dell'esistenza della lingua "senzar", esattamente come nel caso delle fantomatiche "tavolette Naacal" di James Churchward, sostenitore dell'esistenza di una antichissima civiltà del Pacifico situata nel continente, ora scomparso, di Mu; né si capisce come avrebbe fatto Madame Blavatskij a tradurre una lingua morta e totalmente sconosciuta.

Una possibile spiegazione sarebbe che la copia originale del "Libro di Dzyan", di cui esistono forse anche dei codici posteriori, non consisterebbe in un libro vero e proprio, come noi lo intendiamo, fatto cioè di pagine riempite da caratteri destinati alla lettura; bensì sarebbe una sorta di oggetto "magico" il cui contenuto verrebbe compreso intuitivamente, per via telepatica, da coloro i quali vi poggiano sopra la mano sinistra, ma solo a determinate condizioni: in particolare, quella di possedere una mente ed un cuore sgombri da secondi fini o desideri impuri. Tale, infatti, è la descrizione che la teosofa russa fa di questo libro "maledetto".

È chiaro che una simile ipotesi di lavoro non può soddisfare le esigenze degli studiosi di formazione accademica; i quali, di conseguenza, si rifiutano semplicemente di prenderla anche solo in considerazione. D'altra parte, bisogna riconoscere che perfino nell'ambiente dei teosofi esistono opinioni contrastanti circa l'autenticità del libro; e se David Reigle propende per collegarlo al "Kalachakra Tantra", famoso testo del buddismo Vajrayana, dal canto suo Sylvia Cranston (pseudonimo di Anita Atkins) pensava che il "Libro di Dzyan" non sia mai esistito, e che, pertanto, le "Stanze dal Libro di Dzyan" altro non siano che un parto della mente (ma non necessariamente di carattere fantastico) di Helena Blavatskij. 

D'altra parte, accenni al "Libro di Dzyan" esistono già prima della mistica russa, anche se si tratta di notizie chiaramente di seconda mano: ne parlano, fra l'atro, il matematico e astronomo francese Jean Sylvain Bailly (1736-1793), alla fine del XVII secolo, e un occultista, sempre francese, Luois Jacolliot (1837-1890), nel secolo successivo.

Oltre a ciò, prima di liquidare le "Stanze" di madame Blavatskij come un'opera di pura fantasia, bisogna tenere presente il fatto che, ne "La dottrina segreta", ella si serve di un immenso apparato di riferimenti e citazioni dalle fonti più disparate. Molti hanno gridato al plagio e si sono soffermati a mostrare quanti passi ella abbia tolto da altri autori, senza citarne la fonte; ma la cosa è più complessa di come sembra, perché ricerche accurate avrebbero dimostrato che, in moltissimi casi, ella "non possedeva affatto i testi in questione, né avrebbe potuto procurarseli facilmente". Questa circostanza riporta sul tappeto la questione della telepatia e della supposta capacità, da parte del "medium" - ed Helena Blavatskij certamente possedeva doti medianiche - di accedere a quel grande deposito di conoscenze cosmiche che è l'Akhasa, ove tutti gli eventi passati, presenti e futuri, sono per così dire fedelmente registrati, come su un nastro magnetico, e del quale ci siamo altra volta occupati.


( ... ) Elena Petrovna Blavatskij nasce in Russia il 30 luglio 1831. Fin dalla più tenera età sembra essere vittima - o istigatrice - di forze malefiche. Il giorno del battesimo la pianeta del pope prende fuoco senza motivo, il che provoca il panico tra gli invitati, molti dei quali rimangono feriti.
La serie nera continua via via che Elena cresce. A cinque anni si diverte a ipnotizzare i suoi compagni di giochi: uno di essi si getta in acqua e annega.
A quindici anni Elena manifesta doni di chiaroveggenza che terrorizzano la famiglia: smaschera alcuni criminali che la polizia non riusciva ad arrestare. Per tutto ringraziamento le autorità pensano di... metterla in prigione sostenendo che turba l'ordine pubblico. La famiglia interviene e la sposare, sperando che il matrimonio faccia sparire quei doni imbarazzanti. Ma Elena fugge e raggiunge il porto di Odessa, dove si imbarca per Costantinopoli., Da lì passa in Egitto. (...)
Al Cairo Elena vive con un mago di origine copta che le manifesta l'esistenza di un libro maledetto, dai poteri nefasti.»

Si trattava, naturalmente, del "Libro di Dzyan", del quale Helena Blavatskij si mise alla ricerca e che finì per trovare, forse con l'aiuto di quei "Maestri occulti" tibetani dei quali ella ha parlato frequentemente, e sulla cui realtà e natura si dividono, su fronti opposti, coloro che la considerano una ciarlatana, e sia pure dotata di facoltà insolite e di una certa genialità istrionesca, e coloro che la considerano una autentica iniziata.

( ... ) Scrive Valentino Compassi ("La colonna di fuoco. Origine interplanetaria delle religioni"):

«Come accennato, esiste un Libro Sacro, custodito nel Tibet più segreto, che si chiama "Le Stanze di Dzyan": esso è un vorticare di altissima e remota tecnologia e il suo contenuto spazia dalla creazione dell'Universo visibile, alla meravigliosa comparsa di Esseri celesti sulla Terra e quindi alla formazione dell'essere umano con vari esperimenti di strabiliante ingegneria genetica, da parte di questi esseri. Il magnifico Libro ha ben poco di misticismo; inviolabile nella sua copia originale, è anteriore al nostro mondo ed è stato scritto con la "lingua degli Dei". I suoi grandissimi fogli sono di colore nero e densi di simbolismi a caratteri d'oro zecchino; è un libro colossale, pesantissimo, chiuso alla maniera tibetana tra due spesse tavole, ma sono tavole di oro purissimo e magistralmente cesellate. Le "Stanze di Dzyan" è un Libro Sacro magnetico nel senso che, appoggiando il palmo della mano sinistra sui suoi simboli profondi e avendo l'animo e la mente completamente scevri da qualsiasi impurità, si vedono passare avvenimenti, si odono voci, si percepiscono segreti svelati.


Il testo è diviso in due parti: la prima, Evoluzione cosmica, consta di 7 Stanze (capitoli) e 53 capoversi; la seconda, Antropogenesi, comprende 12 Stanze e 49 capoversi. La grande studiosa russa Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891), viaggiatrice dallo spirito irrequieto e fondatrice nel 1875 della Società Teosofica, ha lasciato ottimi libri di commento sulle "Stanze di Dzyan" (La dottrina segreta), ma sono commenti e direttive prettamente esoterici; non è dato sapere del resto, se la Blavatsky, durante il suo ipotetico ingresso nel Tibet nascosto, abbia potuto prendere visione del Libro Sacro oppure ne abbia potuto assaporare il contenuto soltanto da una copia (non integrale) durante il suo soggiorno in India.

Reputiamo indispensabile analizzare alcuni passi riguardanti l'Antropogenesi e tradurli o interpretarli in modo concreto, senza i soliti misticismi; così operando otterremmo una visione davvero sorprendente su meravigliose e remote descrizioni concernenti la non più misteriosa comparsa dell'uomo sulla Terra. La discesa di Esseri dallo spazio cosmico, la loro divinizzazione, i loro terrificanti combattimenti con Esseri mostruosi che popolavano questo pianeta e, cosa estremamente valida e importante, i loro vari tentativi di creare una Razza a loro immagine e somiglianza, abbastanza funzionante sul pianeta Terra: Una Razza scaturita da vari esperimenti basati sull'ingegneria genetica.

Questa è l'Antropologia spaziale o Antropologia cosmica; una scienza d'avanguardia che è un atto di coraggiosa rottura con gli studi e le teorie sino ad ora formulati sul mistero dell'origine dell'uomo. Antropologia cosmica significa immagazzinare, registrare ed elaborare un'infinità di elementi, un turbine di avvenimenti in un vortice di concrete possibilità; significa mettere ordine tra le righe di antichissimi testi e saper ben leggere tra le righe, cogliere significati occulti di fatti storici o religiosi per ottenere così una chiara visualizzazione mentale sul passato remoto dell'Uomo. (...)
Queste doverose, brevi premesse, prima di cominciare lo studio di alcune descrizioni contenute nell'Antropogenesi delle "Stanze di Dzyan": diremo ancora che il termine "Dzyan" deriva certamente da "Dhyâni", Dei planetari. Formatori e costruttori che, assieme ai "Lhâ", Dei celesti con poteri sovrumani e ai "Lhâmayn", Dei risplendenti inferiori, misero ordine sul pianeta Terra e cominciarono a costruire le razze umane, alcune distrutte perché mal riuscite, fino a giungere alla Quinta Schiatta, che tuttora alberga sulla Terra.

Queste doverose, brevi premesse, prima di cominciare lo studio di alcune descrizioni contenute nell'Antropogenesi delle "Stanze di Dzyan": diremo ancora che il termine "Dzyan" deriva certamente da "Dhyâni", Dei planetari. Formatori e costruttori che, assieme ai "Lhâ", Dei celesti con poteri sovrumani e ai "Lhâmayn", Dei risplendenti inferiori, misero ordine sul pianeta Terra e cominciarono a costruire le razze umane, alcune distrutte perché mal riuscite, fino a giungere alla Quinta Schiatta, che tuttora alberga sulla Terra.

"Allora i costruttori, indossate le loro prime vestimenta, discendono sulla terra radiosa e regnano sugli uomini che sono loro stessi" (Stanza VII-7).

Soffermandoci sul termine 'allora', viene spontaneo osservare che trattasi di un'azione consequenziale, cioè il succo, il riepilogo, seguito da una decisione, di una lunghissima preparazione al disegno programmato da una civiltà planetaria, di colonizzare il pianeta Terra. L'interpretazione di questa frase suona così:


"Dopo la suprema decisione, i cosmonauti, che avevano il compito di formare una Razza umana, atterrarono sul pianeta Terra in pieno giorno e da quel momento essi sono capi e re della futura Razza terrestre da loro formata e costruita."

I "Costruttori" erano scesi sulla Terra dopo che il Pianeta aveva subito sconvolgimenti catastrofici e dopo la comparsa di Razze mostruose sulla sua superficie.

"La ruota girò per trenta crore ancora... dopo trenta crore si rivolse... essa creò dal proprio grembo. Sviluppò uomini acquatici terribili e malvagi... I Dhyâni vennero e guardarono. I Dhyâni vennero dal lucente padre-madre, dalle regioni bianco latte, dalle dimore dei mortali immortali... essi furono malcontenti... non Rûpa adatti per i nostri fratelli del quinto. Non dimore per le vite... e le fiamme vennero. I fuochi con le scintille... I Lhâ dall'alto ed i Lhâmayn dal basso vennero. Essi uccisero le forme che avevano due e quattro facce. Combatterono contro uomini-capra e contro uomini dal capo di cane e contro gli uomini dal corpo di pesce" (Stanza II-6).

Tenendo presente che il termine "Rûpa" sta ad indicare "modelli, forme" e che il termine "crora" indica un tempo di milioni di ani, la nostra interpretazione suona così:
La Terra giurò vorticosamente ancora per molti milioni di anni, quindi si ribaltò... Dopo la catastrofe sorsero degli Esseri acquatici terribili, dal grembo della Tera. I Dyhâni vennero dalle luminose profondità dello spazio, dalle dimore dei mortali-immortali e non furono contenti: "Qui non ci sono forme adatte alla vita; non c'è possibilità per i nostri fratelli del Quinto pianeta". E decisero. Cominciarono a vomitare fuoco, coadiuvati dalle forze di aria e di terra. I mostri furono uccisi: gli uomini-capra e gli uomini dalla testa di cane scomparvero, così come gli uomini dal corpo di pesce...


La descrizione che la Terra si ribaltò è quanto mai veritiera. Il papiro Haris (1.300 a.C.) fa riferimento ad una “catastrofe di fuoco e di acqua che provocò il rivoltarsi della Terra”; il papiro Ipuwer (1.250 a.C.) precisa che “il mondo prese a girare a rovescio come se fosse una ruota del vasaio e la Terra si è capovolta”; il papiro Hermitage (1.700 a.C.) afferma che “il mondo si è capovolto” e per finire l’antichissimo testo indù “Visuddhi Magga” sostiene che la terra venne “scrollata”, si capovolse e un ciclo del mondo ne rimase distrutto.

Considerazioni: 
La descrizione che la Terra si ribaltò è quanto mai veritiera. Il papiro Haris (1.300 a.C.) fa riferimento ad una "catastrofe di fuoco e di acqua che provocò il rivoltarsi della Terra"; il papiro Ipuwer (1.250 a.C.) precisa che "il mondo prese a girare a rovescio come se fosse una ruota del vasaio e la Terra si è capovolta"; il papiro Hermitage (1.700 a.C.) afferma che "il mondo si è capovolto" e per finire l'antichissimo testo indù "Visuddhi Magga" sostiene che la terra venne "scrollata", si capovolse e un ciclo del mondo ne rimase distrutto. 

Dopo aver descritto la prima e la seconda Razza, rispettivamente Esseri formati da un connubio tra appartenenti a un pianeta giallo e altri di un pineta bianco nonché i prodotti "per germinazione ed espansione, l'A-sessuale della senza sesso" (vedi essere androgino), il Sacro Testo passa a descrivere la formazione della Terza e Quarta Razza:

"Il bianco cigno della volta stellata adombrò la grande goccia. L'uovo della Razza futura, l'uomo-cigno della Terza che venne più tardi. Prima maschio-femmina, poi uomo e donna..." (Stanza VI-22).

La bianca costellazione del Cigno dunque, adombrava la Terra (Grande goccia), allorché fu costruita la Terza Razza che venne appunto chiamata Razza-Cigno; una Razza diretta discendente dall'Essere androgino. Infatti viene specificato che mentre prima esisteva l'Essere Maschio-Femmina (cioè bisessuale), dopo l'intervento si ebbe lo stesso Essere che era diventato due, cioè Uomo e Donna.
Ma ecco una descrizione più dettagliata:

"Gli animali si separarono per primi; essi cominciarono a far Razza. L'uomo duplice si separò pure. Egli disse: 'Facciamo come loro, uniamoci e formiamo delle creature'. E così fecero... e generarono dei mostri. Una Razza di mostri deformi coperti di pelo rosso, che camminavano a quattro zampe. Una Razza muta perché l'onta non fosse narrata" (Stanza VIII, 31-32).

Questo secondo intervento dei "Formatori" e dei "Costruttori" fu quindi dapprima sperimentato sugli animali e poi sull'Essere androgino, che era sì intelligente ma, come vedremo, non poteva dirsi 'ragionevole'. Anche questo Essere, divenuto due, cominciò ad accoppiarsi come del resto facevano da tempo gli animali e diede origine a una Razza di Mostri, che camminavano a quattro zampe ed erano coperti di pelo rosso. "Una razza muta, perché l'onta non fosse narrata"!

( ... )
Dopo l'esperimento della Terza razza, ecco che le "Stanze di Dzyan" passano alla descrizione della formazione della Quarta:

"Vedendo la qual cosa i Lhâ, che non avevano costruito uomini, piansero dicendo: 'Gli Amanâsa hanno disonorato le nostre future dimore...insegniamo loro meglio perché di peggio non avvenga...'; Così fecero. Allora tutti gli uomini divennero dotati di manas... La quarta razza sviluppò la parola" (Stanza IX, 33-34-35-36).

Questa volta non i Dyhâni ma i Lhâ, Dei celesti con poteri sovrumani, restarono delusi dalla riuscita di questo terzo esperimento che aveva generato degli Esseri "Amanâsa", cioè senza "Manas", senza mente. E allora corsero ai ripari: aggiunsero qualcosa per cui la Terza Razza svliuppò la parola e divenne così la Quarta razza che, se pur non proprio gradevole dal punto di vista estetico, divenne intelligente.
Ma ecco che l'intelligenza sviluppò evidentemente anche la malignità e la cattiveria per cui ricominciarono i guai:

"La Terza e la Quarta divennero gonfie di orgoglio: 'Noi siamo i re, noi siamo gli dei'. Essi presero mogli belle a vedere. Mogli dai senza-mente, da quelli dal capo schiacciato: essi generarono dei mostri, demoni malvagi maschi e femmine, anche Khado, con piccole menti..." (Stanza X, 40-41).

Si deve quindi dedurre che la Terza Razza, mal riuscita, non fu annientata ma fu rifinita e modificata; tuttavia molti esemplari dovettero rimanere, specialmente donne, per cui da questi accoppiamenti si generò una Razza cattiva con la comparsa di Khado, ovvero Esseri inferiori con piccole menti.
Ricapitolando: dalla Terza Razza modificata (cioè dotata di mente) si ebbero due specie: una originata da accoppiamenti di appartenenti dalla Terza modificata e una originata da accoppiamenti Terza modificata con donne della Terza non rifinita.
Avvenne quindi che la Quarta Razza, invece di progredire, ottenne dei processi involutivi fisici e mentali rispetto alla dotazione del "Manas" difatti il senso della ragione, a poco a poco, fu adoperato sempre più per scopi anormali e malefici:

"Eressero templi al corpo umano. Essi adorarono il maschio e la femmina. Allora il terzo occhio cessò di funzionare..." (Stanza X, 42).

Il senso della ragione quindi, era servito esclusivamente ad erigere Templi al porto umano, ad abbrutirsi in una errata Religione e ad atrofizzarsi nel 'culto di se stessi': fu una Razza forte ma tuttavia malvagia, che dimenticò ben presto i propri Costruttori.


Fu questa la famosa Razza dei Giganti

"Essi fabbricarono immense città. Fabbricarono con terre e metalli rari dei fuochi vomitati, della pietra bianca delle montagne e della pietra nera. Essi scolpirono le proprie immagini, della propria grandezza e somiglianza e le adorarono. Essi fabbricarono grandi immagini, grandi nove yati, statura del loro corpo..." (Stanza XI, 43-44).

Costruire immagini a propria grandezza e somiglianza adoperando lava (fuochi vomitanti), marmo (pietra bianca) e basalto (pietra nera) significa già essere in possesso di tecnologie avanzate; il costruirle poi alte nove yati, statura del loro corpo, sta ad indicare che quegli Esseri erano alti dagli otto ai nove metri.
Infatti 1 Yati è pari a 3 piedi, il che significa un totale di ben 27 piedi; sviluppando le indicazioni:
Piede romano antico - 0, 2960 m = 29,60 cm x 27 = 799,2 cm = 8 m
Piede parigino - 0,3268 m = 32,68 cm = x 27 = 822,36 cm = 8 m e più.
Piede inglese - 0,3047 m = 30,47 cm = x 27 = 822,69 cm = 8 m
Se volessimo poi prendere una misura ad occhio, nel senso di calcolare il piede con una media di 25 cm, il risultato sarà 25 x 27 = 675 cm pari a circa 7 m.

Rimandiamo il cortese lettore al capitolo diciannovesimo per altri studi sulla Razza dei Giganti, in special modo quelli descritti dalla Bibbia e da quel grandissimo personaggio che fu Enoch, continuiamo la presentazione delle "Stanze di Dzyan", riguardo la scomparsa della Quarta Razza:

"L'acqua minacciava la Quarta. Le prime grandi acque venero. Esse inghiottirono le sette grandi isole. Tutti i santi salvati, gli empi distrutti. Con questi, molti degli animali colossali prodotti dal sudore della terra..." (Stanza XI, 45-46).

Si fa quindi espresso riferimento ad una catastrofe avvenuta sul pianeta Terra nella notte dei Tempi, per cui potrebbe essere sia il ben noto Diluvio universale, sia la scomparsa del continente di Atlantide, sia la caduta di un immenso meteorite e sia l'esplosione e la disintegrazione di un intero pianeta del sistema solare. Per quanto riguarda il Diluvio, l'avvenimento viene da noi analizzato attentamente al capitolo sedicesimo mentre meritano una breve relazione gli studi effettuati sulla scomparsa di Atlantide e sulla disintegrazione di un grande pianeta del nostro sistema.

Per quanto riguarda la scomparsa di Atlantide, riporteremo quanto scritto nel manoscritto Troano:
Nell'anno 6 del Kan, l'11 Muluc del mese di Zac, si produssero tre tremendi terremoti, che continuarono senza interruzione fino al 13 Chuen. La contrada delle Colline d'Argilla e il paese di Mu furono sacrificati. Dopo essere stati squassati in due riprese, disparvero improvvisamente durante la notte; le forze vulcaniche facevano abbassare e sollevare continuamente il suolo in parecchie località, finché cedette e le contrade furono di conseguenza separate le une dalle altre e poi disperse. Non potendo esse resistere alle tremende convulsioni, si sommersero, trascinando con sé 64.000.000 di abitanti.
Ciò accadde ottomila anni prima della composizione di questo libro.

( ... ) 
La Quinta Razza, quella presente sulla Terra, sembra non abbia ricevuto alcun intervento di ingegneria genetica; è rimasta quella uscita malconcia , ma salva, da una catastrofe procurata. 
Una Razza che si avvaleva di alleanze e patti con gli Dei, visti i precedenti e fallimentari tentativi; una Razza presumibilmente mista a d incroci con le stesse Divinità per cui potrebbero essere sorte due Stirpi: una direttamente apparentata con gli Esseri superiori ed una prettamente terrestre. Dimostrare questa ipotesi è difficile o quanto meno richiederebbe fiumi d'inchiostro (...).
Dopo la catastrofe ecco la discesa degli Dei, contenti per quella loro selezione e appagati forse, nella loro vendetta:

"La Quinta prodotta dalla santa schiatta rimase: era governata dai primi re divini. I serpenti che ridiscesero, che fecero pace con la Quinta, che l'ammaestrarono e l'istruirono..." (Stanza XII, 48-49).

Ecco quindi gli Dei che, nella loro infinita pazienza, "ridiscendono" tra i sopravvissuti per portare Leggi e impartire direttive ma anche per comminare esemplari punizioni e scatenare guerre... Sono Essi che hanno dato inizio alle religioni del Mondo.»

L'analisi condotta da Valentino Compassi è puntuale e, per quanto presenti il limite innegabile della mancanza di sicure testimonianze storiche a conferma del quadro delineato nel "Libro di Dzyan", dobbiamo riconoscere che tale limite è oggettivo perché, almeno allo stato attuale delle nostre conoscenze, non è possibile fare la "storia" della Terra e dei suoi antichissimi abitanti, ma solo affidarci alle labili tracce di racconti - come i dialoghi platonici "Timeo e Crizia" relativamente alla vicenda di Atlantide, o come il maya "Popol Vuh" relativamente al racconto del Diluvio - che sono, comunque, testimonianze assai tarde dei fatti che pretendono di descrivere, scritte, cioè, a migliaia di anni di distanza, raccogliendo tradizioni orali che non sono verificabili secondo i moderni criteri scientifici.
Ad ogni modo, una cosa emerge chiara dal "Libro di Dzyan", e cioè la sconvolgente novità rappresentata dall'affermazione che la vita umana, sul nostro pianeta, sarebbe il frutto di un "innesto" da parte di creature aliene; che vi sarebbero state più razze umane, succedutesi nel tempo mano a mano che venivano distrutte dai loro "costruttori" perché non ritenute idonee; e che una risonanza di tali vicende si trova nelle religioni storiche, che avrebbero deificato i "superiori" venuti dallo spazio.


( ... ) Al di là della circostanza se Helena Blavatskij abbia materialmente avuto accesso, oppure no, al "Libro di Dzyan", resta da spiegare come ella possa avere avuto conoscenza di eventi (o teorie, secondo i punti di vista) che, ripetiamo, indipendentemente dal loro statuto di verità fattuali, restano pur sempre sbalorditivi dal punto di vista speculativo. I fatti esposti nelle "Stanze", in effetti, potrebbero anche non essere mai accaduti; ma il solo fatto che qualcuno abbia potuto "pensarli" nel 1800, questo è qualcosa di per sé terribilmente affascinante.

( ... ) Ma è proprio il "Libro di Dzyan" che ha letto? Taluni sostengono sia stato Apollonio di Tiana a rivelare all'Occidente l'esistenza di quel libro. Infatti, secondo il biografo di Apollonio, Filostrato, il filosofo greco, a quanto pare, fu accolto con ogni onore dai saggi indù, che l'avrebbero iniziato ai loro più occulti segreti e, in particolare, gli avrebbero dato il "Libro di Dzyan", di cui forse Apollonio avrebbe riprodotto una parte.
Questa teoria sembra corroborata da alcuni passi di Apollonio. Il filosofo afferma infatti che nelle Indie esistono dei manoscritti vecchi di parecchi millenni. Quei libri sarebbero portatori di un'antica sapienza e testimonierebbero l'esistenza di civiltà scomparse in un remotissimo passato. Alcuni di quei testi sacri sarebbero stati portati in Egitto da Apollonio e affidati a società segrete religiose. Il mago copto, che pare fosse membro di una di quelle società, avrebbe permesso alla signora Blavatskij di consultare il "Libro di Dzyan". (...)

Dopo aver convissuto per qualche tempo col mago, la signora Blavatskij lascia il Cairo e va a Parigi dove vive grazie agli aiuti fornitigli dal padre. In seguito si reca a Londra e in America dove avvicina i Mormoni e viene iniziata al Vudu.
Tornata a Londra, pare che abbia fatto conoscenza con un certo Kout Houmi Lal Sing, a proposito del quale i pareri sono discordi. Secondo gli uni, non è esistito che nell'immaginazione della signora Blavatskij. Secondo altri, sarebbe esistito solo come "proiezione delle forze mentali" di iniziati indù che in tal modo mantenevano il contatto con Elena. Secondo altri ancora, era un agente di una setta segreta indù che avrebbe fatto della signora Blavatskij lo strumento dell'indipendenza dell'India. Ultima ipotesi: Kout Houmi sarebbe stato un agente dell'Intelligence Service.
In realtà, nessuno sa esattamente chi sia stato quel misterioso personaggio.
Una cosa sola è certa: tra Kout Houmi e la signora Blavatskij si stabilì una corrispondenza. Tutti i temi vi vengono affrontati: la religione, la fisica nucleare (cento anni fa!), la linguistica, ecc. Elena, che era totalmente incolta, diviene d'un tratto uno dei personaggi più colti del secolo! Le sue conoscenze vanno dalla semantica alla chimica spaziando per tutte le scienze antiche, presenti e future.

Qui sta il mistero. Come faceva, ad esempio, la signora Blavatskij a conoscere alla sua epoca gli effetti devastanti della... bomba atomica? Nessuno lo sa ..

Nel 1855 la signora Blavatskij riceve ripetuti avvertimenti: se non restituisce immediatamente l'esemplare del "Libro di Dzyan" che sostiene di possedere, la sventura si abbatterà su di lei.
A partire da quel momento, la vita di Elena diviene un vero e proprio incubo: nel 1860 si ammala e, per tre anni, percorre tutta l'Europa come braccata da una forza invisibile.
Nel 1870, mentre torna per mare dall'Oriente, la nave esplode. La maggior parte dei viaggiatori sono ridotti in polvere. Non si tratta di un modo di dire: nessun cadavere viene ritrovato, i corpi sono letteralmente polverizzati. Come? Taluni avanzano l'idea di una bomba atomica tattica. La signora Blavatskij rimane incolume per miracolo.
Arrivata a Londra, organizza una conferenza stampa ma un folle tenta di ucciderla. Arrestato, l'uomo sostiene di essere stato teleguidato e di non essere stato padrone dei suoi atti,. Ancora una volta la signora Blavatskij sfugge a un attentato.

Per scongiurare la maledizione del "Libro di Dzyan" Elena organizza una conferenza stampa per presentare il manoscritto. Ma il libro scompare misteriosamente dalla cassaforte dove era stato accuratamente riposto.
Orami la signora Blavatskij è convinta che una potenza occulta minacci la sua vita. (...)
Alla fine del 1874, la signora Blavatskij si reca negli Stati Uniti, dove incontra il colonnello Henry Steel Olcott, un uomo d'affari appassionato di occultismo. Insieme fondano la Società teosofica, l'8 settembre 1875.
A partire da allora, lo strano diviene parte integrante della vita di Elena.
( ... )

Ma perché si voleva ad ogni costo far scomparire il "Libro di Dzyan?

Quali terribili segreti nasconde? Dai frammenti di cui disponiamo, sembra che il "Libro di Dzyan" rimetta in discussione i fondamenti stessi della scienza e della religione.
Quelli che seguono sono alcuni passi, piuttosto oscuri, bisogna riconoscerlo, tratti dal libro maledetto:

Strofe I
"Non c'era il tempo, che riposava nel seno infinito della durata...
...E la vita batté inconsciamente nell'universo.
...I sette nobili signori e le sette verità avevano cessato di essere..."

Strofe II
"...Dove erano i costruttori, i figli luminosi... quelli che estrassero la forma dall'informe, la radice del mondo.
...L'ora non era ancora scoccata; il raggio non aveva ancora attraversato il germe..."

Strofe III
"...L'ultima vibrazione della settima eternità penetra l'infinità.
La vibrazione si propaga, con la sua ala viva essa tocca l'universo intero e il germe che abita nell'oscurità, che respira sotto l'acqua dormiente della vita...
La radice della vita era contenuta in ogni goccia dell'oceano dell'immortalità e l'oceano era di luce raggiante e la luce era fuoco, calore e moto. L'oscurità scomparve, non esisteva più...
Guardate lo spazio chiaro che è figlio dello spazio oscuro... da ora in poi, brilla come il sole; è il divino drago fiammeggiante della saggezza.
Dove era il germe, dove era l'oscurità?...
...Il germe è l'azione e l'azione è la luce, figlia raggiante e bianca del padre oscuro e ascoso". (...)

Strofe IV
"...Figli della Terra, ascoltate i vostri maestri, i figli del fuoco...
...Ascoltate ciò che a noi, discendenti dei Sette originari, che siamo nati dalla fiamma originaria, ascoltate ciò che a noi hanno insegnato i nostri padri.
Dallo splendore della luce, che raggiava nella notte eterna, scaturirono nello spazio le energie risvegliate... E degli uomini-dei emanarono le forme, le scintille, gli animali santi e i messaggeri dei padri santi".

Strofe V
"...A loro volta, i sette primi soffi del drago della saggezza crearono il vento di fuoco che turbina grazie al soffio santo volteggiante.
...L'agile figlio dei figli divini... descrive cerchi e compie la sua missione... Attraversa le nubi fiammeggianti come il lampo...
...Egli è lo spirito che li conduce e li guida. Per iniziare la sua opera, invia da ogni parte le scintille del regno inferiore che planano, tremanti di gioia, nelle loro dimore raggianti..."

Strofe VI
"... Il Rapido e il raggiante... pone l'universo sulle pietre eterne...
Egli le conforma a modello delle antichissime ruote e le fossa al centro con elementi imperituri.
Come sono state conformate da Fohat? Egli raccoglie la polvere del fuoco. Fa delle palle di fuoco, le attraversa, gira loro attorno e dà loro la vita, poi le mette in movimento... Esse sono fredde, egli le riscalda. Esse sono secche, egli le inumidisce. Esse illuminano, egli le ventila e le placa. Tale è il lavoro di Fohat da un crepuscolo all'altro, nelle sette eternità...
...Il seme materno riempiva il tutto. Lotte ebbero luogo tra le creature e i distruttori, lotte ebbero luogo per lo spazio".

Strofe VII
"...Guardate l'inizio della vita sensibile che non ha forma. A tutta prima il Divino, lo spirito materno che è uno...
...Quel raggio unico moltiplica i più piccoli raggi...
...Poi i costruttori, che hanno indossato di nuovo la loro prima veste, scendono verso la terra raggiante e regnano sugli uomini - e anche loro lo sono...". (...)

Pare che il "Libro di Dzyan" racconti la storia dell'evoluzione del mondo. 

Diciotto milioni di anni fa, esseri senza ossa e senza intelligenza avrebbero popolato la terra. In seguito, sarebbe nata una razza pacifica: parallelamente, si sarebbe sviluppata una razza di giganti mostruosi, più vicini all'animale che all'uomo.
Nel 9564 a.C. alcune terre sarebbero state inghiottite dall'oceano. Taluni affermano trattarsi dell'Atlantide. Chi lo saprà mai? 
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L'articolo è stato precedentemente pubblicato qui il 24/08/2014

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