mercoledì 9 settembre 2015

I semi in mano a cinque multinazionali

Il 95% dei semi è in mano a cinque multinazionali presenti anche sul mercato dell'agrochimica. Il rapporto del gruppo europeo Greens European Free Alliance fornisce il quadro della situazione e lancia un appello alla UE: "Le regole vanno cambiate".

La Commissione Europea continua a sostenere che la concentrazione del mercato sementiero non rappresenta un problema ma i dati dicono tutt’altro. 

Secondo il rapporto del gruppo Greens European Free Alliance del Parlamento europeo (il testo integrale nel Pdf allegato), cinque multinazionali (anche presenti nell’agrochimica) controllano più del 95% del mercato dei semi con un impatto negativo sugli agricoltori, l’agro-biodiversità e la sicurezza alimentare. 
Il prezzo delle sementi è aumentato di circa il 30% in Europa dal 2000 al 2008. 

Il gruppo lancia un appello accorato all’Unione Europea, affinché la politica sementiera vada finalmente nella direzione della differenziazione e della conservazione della biodiversità. La stessa Fao ha ammesso che le varietà di cereali coltivate si stanno uniformando con una perdita del 75% della biodiversità nel ventesimo secolo; secondo le stime se ne perderà un terzo delle attuali di qui al 2050.


L'importanza dei semi

Fibre vegetali ed acidi grassi essenziali che li rendono in grado di aiutare l’organismo nella prevenzione di alcune delle malattie più temute.
Si tratta dei semi, con cui poter arricchire la propria alimentazione aggiungendoli ad esempio al muesli della colazione o ad insalate e pietanze salate durante il giorno. Molti di essi forniscono un importante contributo nella regolazione dei livelli degli zuccheri e del colesterolo nel sangue.
Scopriamo allora insieme le sei tipologie di semi più salutari.
QUI: I semi della salute

E ancora ..

Nella gelida isola di Spitsbergen, desolato arcipelago delle Svalbard (mare di Barents, un migliaio di chilometri dal Polo) è in via di febbrile completamento la superbanca delle sementi, destinata a contenere i semi di tre milioni di varietà di piante di tutto il mondo.
Una «banca» scavata nel granito, chiusa da due portelloni a prova di bomba con sensori rivelatori di movimento, speciali bocche di aerazione, muraglie di cemento armato spesse un metro.

La fortificazione sorge presso il minuscolo agglomerato di Longyearbyen, dove ogni estraneo che arrivi è subito notato; del resto, l’isola è quasi deserta.
Essa servirà, fa sapere il governo norvegese titolare dell’arcipelago, a «conservare per il futuro la biodiversità agricola».
Per la pubblicità, è «l’arca dell’Apocalisse» prossima ventura.

Il fatto è che il finanziatore principale di questa arca delle sementi è la Fondazione Rockefeller , insieme a Monsanto e Syngenta (i due colossi del geneticamente modificato), la Pioneer Hi-Bred che studia OGM per la multinazionale chimica DuPont; gruppo interessante a cui s’è recentemente unito Bill Gates, l’uomo più ricco della storia universale, attraverso la sua fondazione caritativa Bill & Melinda Gates Foundation.
Questa dà al progetto 30 milioni di dollari l’anno.

Ce ne informa l’ottimo William Engdahl (1) che ragiona: quella gente non butta soldi in pure utopie umanitarie.
Che futuro si aspettano per creare una banca di sementi del genere? ...



Di banche di sementi ne esistono almeno un migliaio in giro per le università del mondo: che futuro avranno?
La Rockefeller Foundation , ci ricorda Engdahl, è la stessa che negli anni ’70 finanziò con 100 milioni di dollari di allora la prima idea di «rivoluzione agricola genetica».
Fu un grande lavoro che cominciò con la creazione dell’Agricolture Development Council (emanazione della Rockefeller Foundation), e poi dell’International Rice Research Institute (IRRI) nelle Filippine (cui partecipò la Fondazione Ford ).
Continua qui: Svalbard Global Seed Vault - L'Arca delle sementi.

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