venerdì 4 giugno 2021

Una forma di magia nera: la psicanalisi

di Francesco Lamendola

Non diciamo nulla di particolarmente originale quando affermiamo che la psicanalisi è una forma di magia nera.

Lo avevano già osservato studiosi del calibro di René Guénon e, più recentemente, Ivan Illich e Jean Osipovici.
Quel che merita di essere sottolineato è la conseguenza implicita in una tale affermazione: lo psicanalista evoca delle forze oscure di cui non sa assolutamente nulla; peggio, che crede di conoscere ma sono tutt'altro da quanto egli crede.

Le conseguenze sono terribili, per il paziente e anche per l'analista; anzi, per l'analista forse ancor più che per il paziente.

In effetti, si tratta di una forma di possessione da parte delle forze infere; e, se si pensa che oggi milioni e milioni di persone si sottopongono alla psicanalisi credendo di trovare un sollievo ai loro tormenti, mentre invece si consegnano a un male irrimediabile, si può facilmente comprendere quale immensa minaccia questa pseudo-scienza rappresenti per la salute spirituale della società contemporanea ...



Ci sia consentito citare per esteso una pagina de "La scienza oscurantista", di Jean Osipovici, singolare figura di filosofo e psichiatra francese la cui vita è stata tutta una battaglia per affermare la visione di una scienza non materialista, aperta alla trascendenza e alla complessità spirituale del soggetto umano.

 «...la limitazione che fissa il rapporto terapeuta-malato su un piano non spirituale lo trasforma in rapporto paziente-carceriere. La conclusione è evidente: non possono sussistere in questa relazione interpersonale che zone oscure, campi propizi a conflitti interminabili, estenuanti e senza via d'uscita. Ciò spiega l'effetto antiterapeutico, quasi inevitabile per il suo stesso meccanismo, della cura psicanalitica. La quale insidiosamente conduce nel corso dei mesi e degli anni a stringere, tra paziente e carceriere, uno strano rapporto sado-masochista. Il rito stesso del trattamento suscita reminiscenze di bassa cerimonia religiosa. L'officiante, suo malgrado talvolta, si fregia degli attributi d'una funzione quasi magica ...

Nell'ascesi spirituale compare il concetto di scala. Il momento in cui un uomo che cerca la via incontra un uomo che la conosce, è chiamato la prima soglia o il primo gradino. A partire da questo incomincia "la scala". Tra la "vita" e la "via", c'è la "scala". Soltanto attraverso la "scala" l'individuo può incamminarsi sulla "via": Egli sale la "scala" con l'aiuto della sua guida; non può salirla da solo. La via incomincia in cima alla "scala"; ossia dopo l'ultimo "gradino" o l'ultima "soglia", a un livello ben più alto della vita ordinaria (Ouspensky). 

Come in tutto ciò che si muove, accade inevitabilmente che l'aspirante dubiti delle proprie forze, della giustezza della sua scelta, anche dei poteri del maestro. Ma a differenza della terapia analitica, è teso nello sforzo l'elevazione che la scala gli impone e non si ritrova prigioniero delle buie e angosciose giravolte del "labirinto" psicanalitico.
Ci si può anche domandare se il trattamento non consista in una interminabile operazione di magia nera. Per chi conosce bene l'argomento, la magia nera poggia su due fattori principali:

- la possibilità illimitata di agire sulle debolezze umane;
- l'utilizzazione di persone - qualunque sia lo scopo proposto: egoistico o altruistico - senza che i soggetti in questione ne siano a conoscenza, e senza che possano neppure intravedere dove questa presa di possesso può portarli.

La guarigione ricercata attraverso la manipolazione dell'ambiente e dello scenario è uno degli atti tradizionali della medicina, tristemente trasfiguratosi in questo secolo XX. Lo psicanalista obbedisce - lo voglia o no - al mimetismo d'un ruolo simbolico che il metodo analitico imprime alle relazioni interpersonali, con conseguenze di totale dipendenza da parte del paziente, quotidianamente osservabili.

Abbiamo incontrato, durante le nostre ricerche psico-fisiologiche, centinaia di psicanalizzati, la cui cura era per alcuni durata quattro anni, con rovina del patrimonio familiare. "Nessuno" si è dichiarato guarito. "La magia bianca della medicina tradizionale, che sosteneva gli sforzi del paziente per guarire, è divenuta magia nera", constata coraggiosamente Illich in "Nemesi medica"; e più avanti aggiunge: "Le pratiche mediche diventano magia nera quando, invece di mettere in moto i poteri di autoguarigione del malato, lo trasformano in spettatore inerte e mistificato della propria cura. Le pratiche mediche diventano un culto morboso quando s'identificano con riti che concentrano in sé tutto ciò che il malato attende dalla scienza e ai suoi funzionari, invece d'incoraggiarlo a cercare un'interpretazione creativa del proprio stato o a trovare un esempio degno d'ammirazione in certi esseri - morti da tempo o a lui vicini - che hanno imparato a soffrire. Le pratiche mediche aggravano la malattia con una 'degradazione morale' quando esse isolano il malato..."

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L'assurdità della pseudo-scienza moderna si rivela nel fatto di non capire esattamente a che cosa si applica; mentre il suo modo di operare, senza la minima base culturale qualificata da un'antica tradizione, mette continuamente in moto elementi il cui carattere sottile le sfugge. Lo psicanalista - apprendista stregone del secolo XX - maneggia così in modo irresponsabile forze di cui ignora la precisa natura.

È sintomatico constatare che Freud studia il Super-io, ma il "Supercosciente". Al contrario, dedica le sue cure più attente a ciò che stagna nei bassifondi dell'uomo, il "Subconscio" - serbatoio d'entità nocive. Ora il sondaggio retrogrado dei ricordi è un genere d'intervento particolarmente pericoloso, visto che porta a perforare una zona d'oblio mediante la punta affilata della rievocazione. La propulsione verso il basso, che distrugge l'inerzia protettrice che copre il subconscio, provoca un fenomeno di contro-illuminazione.

Il paziente, a causa di quest'apertura insidiosamente socchiusa e da quel momento mai richiusa, si trova alla mercé degli influssi malefici che l'invadono. La maggior parte dei casi di "possessione" provengono dalla lenta ascesa di quest'"acqua putrida", fatta di rifiuti che il filtro della coscienza aveva respinto per timore di contaminazione. 

La maggior parte dei malati affetti da psicosi sono in realtà degli aspiranti alla possessione, che la psicanalisi finisce di trasformare in posseduti veri e propri. In termini esoterici, voler far passare nella coscienza ciò che deve restare nel subconscio in virtù d'una difesa naturale dell'organismo, è non solo gettare "acqua sul fuoco", ma rischiare di paralizzare il superiore riportando l'inferiore al suo livello; ossia "spegnere per sempre il fuoco". 

 Hieronymus Bosch - Estrazione della pietra della follia (1494 circa)

Ma la pseudoscienza che preferisce l'oscurità dogmatica al riconoscimento dell'occulto, rifiuta d'abbandonare la sua dimensione rassicurante, artificialmente razionale, tradendo così il fine stesso della scienza autentica, per la quale nessun campo è proibito. Colui che decide di progredire sulla strada giusta deve adoperarsi coraggiosamente per sostituire alla ragione chiusa, quantitativa, una ragione aperta, qualitativa.
In merito alle falsificazioni che la terapia freudiana trae con sé, tre ultime osservazioni s'impongono:

Lo psicanalista, per definizione, rivolge le sue cure a un essere umano in stato di turbamento e di debolezza, preda tanto più facile di ogni sovversione dello psichismo inferiore: a differenza dello Yoga, la cui pratica è di pertinenza solo d'individui equilibrati, infiammati da un'alta esigenza, già impegnati sulla via della spiritualità. 
A questo proposito, segnaliamo la funesta attività di quelle scuole di Yoga che fioriscono un po' dovunque in Occidente per motivi di lucro e che servono da rifugio soprattutto a esseri angosciati incapaci di adattamento, tormentati da nevrosi diverse.

Esaminare i sogni ordinari attraverso una vasta gamma d'interpretazioni non può portare che a un falso simbolismo privo di quei contenuti superumani che, soli, rendono autentici i simboli. In realtà, per ignoranza o per incapacità di risalire alle fonti, le considerazioni psicanalitiche dei sogni portano alla ribalta solo l'infraumano nei suoi aspetti più degradanti.

Sottolineiamo infine un'esigenza significativa dell'incongruità antinomica del trattamento: l'obbligo per chi voglia diventare psicanalista d'essere egli stesso prima psicanalizzato. È riconoscere al candidato, per praticare, la necessità di una trasformazione contro natura. L'operazione che, come s'è visto, ha per risultato di scacciare lo spirituale a vantaggio dello psichismo inferiore, è un atto di magia nera - parodia della scienza vera - realizzandosi la trasmissione iniziatica in maniera subalterna, senza il sostegno di alcuna conoscenza del divino. E l'aspirante analista, per avere ciecamente seguito questa "via a ritroso", si ritrova dall'altro lato della vita, quello sbagliato.

Aggiungiamo che lo psicanalizzato - medico o paziente che sia - se riesce a sottrarsi a un certo punto della cura alle forze nefaste a cui è stato irresponsabilmente consegnato, ne porterà quanto meno, per il resto dei suoi giorni, il segno indelebile. E questo si manifesterà attraverso una mente dai contorni divenuti rigidi. A questo proposito René Guénon osserva acutamente che non bisogna confondere la terapia freudiana con la "discesa agli Inferi" iniziatica, sperimentata dai grandi poeti e dai mistici: Nella "discesa agli inferi", l'essere esaurisce definitivamente certe possibilità inferiori per potersi elevare poi agli stati superiori; nella "caduta nel pantano", le possibilità inferiori s'impadroniscono invece di lui, lo dominano e finiscono per sommergerlo completamente.

In conclusione, si ha il diritto di domandarsi se si debba disperare della psichiatria. Non lo crediamo, perché esiste una terapia salvatrice situata al polo opposto della scienza moderna.


La psicanalisi considera la condizione del malato mentale come definita dalla sua storia personale.

Immaginiamo il paziente che risale il corso del tempo, alla ricerca di tutti gli incidenti che hanno potuto ferirlo, delle vergogne che ha lasciato dietro le spalle, delle debolezze, delle viltà ricacciate nell'oblio... Davanti a queste realtà svelate, che egli non può negare né disconoscere, l'infelice diviene consapevole di trovarsi nella trappola d'una situazione senza uscita e perciò senza aspettative, perché non si può rifare il proprio passato. Lo psicanalista ha ottenuto il bel risultato di costringere il suo paziente a rifiutarsi ogni perdono.

La sola terapia positivamente rinnovatrice è quella che permette al malato mentale, cancellando il carattere distruttivo di ciò che è stato, di volgersi con decisione all'avvenire; e a questo scopo "obbligarlo a operare sul presente". Come? Adoperandosi a "rivitalizzare" l'essere che soffre, restituendogli la pace e l'equilibrio, suscitando in lui la speranza, eliminando pazientemente angosce, autopunizioni, false pieghe dell'anima; facendone un essere nuovo per il quale la vita comincia fin d'ora con possibilità intatte.


Condurre il paziente ad affrontare l'esistenza, vuol dire innanzitutto attrarlo "ad operare su se stesso". Scoprirà allora che il presente contiene in germe le determinazioni future, e che i problemi del momento hanno il loro giusto valore.» (1)

Nella cosiddetta terapia psicanalitica, quindi, lo psicanalista - che a sua volta è un posseduto - opera come uno stregone che evoca dallo psichismo inferiore del paziente le forze più basse e distruttive, con grave pericolo per entrambi e con la certezza di infliggergli, nel migliore dei casi, delle ferite nell'anima che solo il tempo potrà poi, parzialmente, lenire, ma non più cancellare. 
Ciò avviene perché, nella prospettiva freudiana, non c'è il minimo spazio per la dimensione spirituale dell'uomo (per non parlare del divino), quindi la discesa nelle tenebre dell'inconscio è, propriamente parlando, una evocazione di forze oscure dalle quali, poi, non sarà più possibile liberarsi, restando esse imprigionate nell'io cosciente senza alcuna catarsi e senza alcuna redenzione.

Allo stesso modo nelle forme maldestre e superficiali dello Yoga, allorché esso sia inteso come mera pratica salutistica o genericamente "liberatoria", il pericolo è quello di evocare forze assai potenti che si annidano nei recessi dell'io - il magico serpente Kundalini - che solo in una superiore prospettiva iniziatica ed ascetica possono svolgere una funzione positiva, altrimenti esse svolgeranno un ruolo non dissimile da quello di una incauta evocazione demoniaca, possedendo letteralmente l'incauto apprendista stregone.

Benvenuto Cellini, singolare figura di artista-avventuriero nella Roma del XVI secolo, narra nella sua autobiografia come un giorno, con un prete siciliano esperto di magia, partecipò a una evocazione di forze diaboliche nel Colosseo, di notte, all'interno del cerchio magico. L'esperienza fu sconvolgente perché le presenze si rivelarono molto più numerose di quelle evocate e, a un certo punto, sembrarono sul punto di voler penetrare entro il cerchio magico e fare a pezzi gli imprudenti. Per tutta la notte assediarono il cerchio, mente il prete, battendo i denti dalla paura, alimentava il fuoco e pronunciava formule per indurre i demoni ad allontanarsi. Solo all'alba l'assedio finì; ma un assistente di Cellini giurò di aver visto ancora due demoni che continuavano a seguirli, correndo lungo i tetti delle case, quasi non rassegnandosi a versi sfuggire la preda. 
Ebbene, lo psicanalista si comporta in modo analogo a Benvenuto Cellini e a quel prete-mago siciliano: evoca forze di cui non sa nulla e mette a repentaglio la sua anima e quella del paziente, senza possedere alcuno strumento che gli consenta di trasformare o di elaborare quelle forze nell'unico piano di realtà dove esse potrebbero venire dissolte: quello spirituale.

Su una cosa soltanto non possiamo concordare con Josipovici, e cioè sull'affermazione che riportare a galla il pantano dello psichismo inferiore non può che nuocere, per il fatto che "non si può rifare il proprio passato". 

Al contrario, la forma più alta dell'Opera alchemica consiste proprio nella trasmutazione del passato al fine di restaurare l'equilibrio interiore dell'uomo e di insignorirlo di tutte le sue facoltà psichiche le quali, a causa di traumi ed errori pregresse, poco alla volta gli si sono rivoltate contro. Egli, cioè, deve trasformare le energie vibrazionali negative in positive, il che è possibile a determinate condizioni, prima delle quali "innalzare l'anima dal piano di esistenza fenomenico a quello noumenico", ossia delle realtà in sé, sottratta alle contingenze spazio-temporali in cui, per l'ordinario, siamo immersi come rane nello stagno. È questo che intende J. H. Reyner nel suo "Diario di un moderno alchimista":

«Se io faccio un viaggio fino ad una località vicina, molti oggetti compaiono ai miei occhi e scompaiono man mano che procedo; il luogo e gli edifici della mia destinazione nasceranno miracolosamente al nulla e, alla partenza, spariranno. Eppure io non credo che essi siano stati creati al momento del mio viaggio e che cessino di esistere quando me ne vado.

La stessa cosa accade per gli oggetti e gli eventi del mondo fenomenico, che vengono materializzati dal transito della coscienza. Non sono che l'apparenza in termini di tempo di cause non manifeste del mondo noumenico, che esistono sia prima sia dopo il passaggio ella coscienza specifica che le ha messe in atto.

In particolare, tutti gli eventi e le esperienze della mia vita sono manifestazioni di un complesso di possibilità che esiste in permanenza nel mondo nooumenico. Questo complesso forma il mio tempo-corpo e mi appartiene da sempre e per sempre, anche se le esperienze fisiche che ne derivano vengono archiviate nel "passato"...

Possiamo ora introdurre l'aspetto più significativo e affascinante del tempo-corpo, e cioè che esso può essere modificato.

Se vado a fare una passeggiata in campagna posso prendere diverse strade: posso tenermi sulla via principale, come posso vedere una zona più interessante su un lato, magari in salita, e quando trovo il passaggio adatto posso esplorarla. 
Può darsi che io scopra così un sentiero fra i prati del quale non conoscevo l'esistenza e decida di seguire questa via fin da principio, la prossima volta. Esistono innumerevoli possibilità (anche se non illimitate). 

La stessa libertà di movimento esiste nel mondo noumenico, dove ci sono colline e valli, altipiani e paludi dove il transito della coscienza può prendere vie diverse. Non solo, ma la strada può cambiare in qualsiasi momento, per evitare le zone più fangose e prendere un sentiero più pulito. Stiamo parlando per analogia, necessariamente, ma per inferenza si può comprendere che in qualunque punto del tempo-corpo un livello di coscienza diverso attuerà possibilità diverse entro il disegno eterno, per cui il tempo-corpo ne risulterà cambiato.

Il nostro pensiero normale darà di questo concetto un'interpretazione limitata al futuro, perché ci è facile comprendere come un comportamento più cosciente possa cambiare il corso della vita. Il concetto di tempo-corpo ha invece un significato molto più profondo perché, come abbiamo appena detto, si presta ad essere modificato in qualunque suo punto e tale modifica può riguardare quelle esperienze che sono state attuate in "passato". 

Abbiamo visto che i livelli superiori di coscienza (che possediamo ma normalmente non usiamo) godono di una certa libertà di movimento entro il mondo reale e perciò possono riattivare una qualsiasi parte del tempo-corpo.

Di questa idea esistono varie interpretazioni. La teoria della ricorrenza (...) sostiene che si può rivivere l'intera vita, ma in questo modo bisogna attendere la morte per ricominciarla da principio, mentre invece è possibile tentare l'impresa fin d'ora. Come ho detto, i livelli superiori di coscienza hanno una certa libertà di movimento entro il mondo reale, e ad ogni evento prende parte più di una coscienza. Un "avvenimento" viene creato al transito della coscienza cosmica (che crea il tempo d'orologio), ma le manifestazioni psicologiche che lo accompagnano sono create dal transito della coscienza individuale che rende attuali e concrete alcune possibilità accessorie esistenti nel mondo noumenico. Il tempo-corpo contiene perciò almeno due fili intrecciati.


Il filo individuale può attraversare livelli diversi ed in effetti il suo percorso è tortuoso perché anche in condizioni normali il livello ella coscienza non è costante ma varia continuamente. Nella stessa persona i momenti di ansia o di emozioni negative si alternano a momenti più distaccati o addirittura di auto-consapevolezza.
In stato di maggiore consapevolezza, il tempo-corpo può essere visto nel suo insieme e si può cominciare ad eliminare alcune delle deviazioni del "passato" e addirittura tracciare un cammino di livello superiore.

Ciò è possibile perché le possibilità materializzate in precedenza non sono stabilite irrevocabilmente, ma possono essere modificate.» (2)

Con buona pace di san Tommaso d'Aquino, il quale pensava che neanche Dio - in tutta la sua onnipotenza - potrebbe far sì che le cose accadute non siano accadute (3), è dunque impresa difficilissima, ma non assolutamente impossibile, "modificare il proprio passato". 

Ma chi possieda la forza e gli strumenti per realizzare un'opera così straordinaria, quasi agli estremi confini delle possibilità umane, certamente non andrà a distendersi sul lettino di uno stregone-psicanalista. Non lui, quindi, subirà qualche danno dalle incaute evocazioni della pseudo-scienza freudiana, ma la persona comune che si rivolge al terapeuta credendo di ricevere un aiuto alle proprie sofferenze, aprendogli le oscurità più tenebrose della propria anima. A tutti costoro bisognerebbe rivolgersi con le parole di Minosse a Dante: "guarda com'entri e di cui tu ti fide; non t'inganni l'ampiezza de l'intrare!" (4)

Parole che potrebbero applicarsi, in verità, non solo alla psicanalisi, ma a tutto l'edificio imponente e malsicuro della moderna pseudo-scienza che, dal tardo XVI secolo ad oggi - principalmente ad opera di Francesco Bacone, Galilei, Cartesio e Newton - si è arrogantemente posta fra noi e la verità del cosmo vivente in cui abitiamo, fra la nostra anima e l'"anima mundi" di cui siamo parte più o meno consapevole.

Note:
1. Jean Osipovici, "La scienza oscurantista", Milano, Rusconi, 1968, pp. 134-140.
2. J. H. Reyner, "Diario di un moderno alchimista", Torino, MEB, 1976, pp. 113-114 e 117-118.
3. San Tommaso d'Aquino, "Summa Theologiae", Parte I, Quest. XXV, art. 4.
4. Dante, "Divina Commedia" Inferno, V,19-20.

Fonte: www.edicolaweb.net (oggi non reperibile)
L'articolo è stato precedentemente pubblicato qui il 26.07.2014

2 commenti:

  1. L'autore scrive:"- la possibilità illimitata di agire sulle debolezze umane;
    - l'utilizzazione di persone - qualunque sia lo scopo proposto: egoistico o altruistico - senza che i soggetti in questione ne siano a conoscenza, e senza che possano neppure intravedere dove questa presa di possesso può portarli."
    che mi sembra una foto dell'attuale "nostro regime" politico, quindi in buona sostanza siamo succubi della magia nera.
    Ancora. "La guarigione ricercata attraverso la manipolazione dell'ambiente e dello scenario è uno degli atti tradizionali della medicina..", poi citando Jllich: " La magia bianca della medicina tradizionale, che sosteneva gli sforzi del paziente per guarire, è divenuta magia nera" "Le pratiche mediche diventano magia nera quando, invece di mettere in moto i poteri di autoguarigione del malato, lo trasformano in spettatore inerte e mistificato della propria cura. Le pratiche mediche diventano un culto morboso quando s'identificano con riti che concentrano in sé tutto ciò che il malato attende dalla scienza e ai suoi funzionari, invece d'incoraggiarlo a cercare un'interpretazione creativa del proprio stato o a trovare un esempio degno d'ammirazione in certi esseri - morti da tempo o a lui vicini - che hanno imparato a soffrire. Le pratiche mediche aggravano la malattia con una 'degradazione morale' quando esse isolano il malato..."
    Nella nostra società succede giusto il contrario, sono i c,d. "alternativi" che vengono etichettati come stregoni.

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    1. All'essere umano piace, e forse è sempre piaciuto, delegare e mettere il proprio destino nelle mani di chi afferma la propria (vera o fasulla che sia) autorità.
      E poi pretende a gran voce la libertà.
      Ma finché sarà la preda della paura non la vorrà mai veramente.

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