mercoledì 12 febbraio 2014

L'anima e la legge del Logos

Leon Moksha - Nicola Capuzzolo

Difficilmente una persona oggi nel corso della propria normale giornata e addirittura nel corso della propria vita si pone delle domande sulla propria esistenza. La domanda "Chi sono io?" è davvero molto rara e quando qualcuno ha intenzione di rovinare la giornata ad un'altra persona basta semplicemente porle questa semplice domanda.

Chi sono io? Nessuno lo sa.

Ancora più difficili risultano poi le risposte ad altre domande sull'esistenza. Io qui non intendo rispondere alla domanda su chi siete veramente, a quella potete rispondere soltanto voi, sono qui per cercare di capire e svelare il mistero dell'anima. 

Affrontare un argomento così delicato non richiede solo impegno e una certa conoscenza, ma esige coraggio e rispetto per la materia trattata. Quando si cerca di comprendere il mistero dell'anima bisogna essere coscienti del fatto che si sta affrontando una tematica non convenzionale e che qualcuno avrà sicuramente da dire qualcosa sulla propria visione delle cose. 
Questa posizione degli altri non deve spaventare chi intende scendere negli abissi di tali argomenti per ascendere poi alla verità delle cose. Credo sia assurdo affrontare la tematica dell'anima senza aver preso coscienza di sé e del proprio ruolo qui sulla Terra, ma penso che per me sia giunto tale momento ...

Sull'anima i più grandi filosofi e saggi di tutti i tempi hanno scritto libri, formulato teorie ed esposto la propria dottrina. 
Anch'io ora cerco di analizzare tale mistero e non lo faccio per emulare i grandi del passato, lo faccio per me e per contribuire al mio percorso di risveglio interiore. Cercare di analizzare le dinamiche sull'anima, ammettendo anche la possibilità di poter sbagliare,mi consentirà la possibilità di crescere e comprendere. Pitagora, Eraclito, Platone e Aristotele hanno colto solo particolari aspetti del fenomeno "anima" e ognuno di loro ha cercato poi di seguire una propria strada personale. Il mio compito invece è stato quello di unire la visione di tali filosofi e quindi individuare un punto di equilibrio. 

Con l'aiuto del De rerum natura di Lucrezio e del Corpus Hermeticum ripercorro ed espongo la mia teoria sull'anima attraverso la fusione della dottrina occidentale con quella orientale. Nessuno dei grandi del passato hai mai sbagliato circa l'anima eppure nessuno ha mai detto il giusto; io ora, sicuramente non dirò come stanno realmente le cose, ma cercherò di avvicinarmi il più vicino alla realtà dei fatti.

Lucrezio De rerum natura vv.59-61

".. in tal modo abbiamo scoperto soprattutto che la natura dell'animo
consiste in primo luogo d'un corpo soggetto alla nascita,
e non può durare incolume per lungo spazio di tempo"

L'anima non può morire per rinascere. E’ la dualità corpo-anima che perisce, né può nascere per morire perché è.
Cos'è che non può durare a lungo, che nasce e quindi è poi destinato a morire nell'idea di Lucrezio?

Non è l'anima ma la dualità corpo-anima. L'anima possiede due particelle: una di etere caldo e l'altra di etere freddo. La particella di etere caldo partecipa della natura animale dell'uomo, l'altra della sua natura divina.
Ciò che muore non è l'anima, ma una sua componente. eppure,morendo questa particella non scompare definitivamente poiche' la sua presenza ha arricchito quella di etere freddo che ne conserva il ricordo e le esperienze.
L'anima è legata al corpo e il corpo è legato all'anima. non può esserci un corpo senza anima né l'anima può fare esperienza del mondo senza un corpo. Il corpo pur facendo esperienza del mondo non puo' comprendere la natura e la ragione di tutto cio' che esiste senza un'anima. E' quanto accade per gli animali che pur facendo esperienza del mondo e del proprio corpo,non ne comprendono il significato e le leggi. questo punto verra' approfondito meglio piu' avanti.


Lucrezio De rerum natura vv.128-133

Come gli alberi non possono nascere in cielo,nè le nubi
nelle acque salmastre, né i pesci vivere nei campi,
né il sangue scorrere nel legno e un liquido sgorgare dai sassi,
ma è fermamente stabilito dove ogni cosa cresca o risieda,
così la natura dell'animo non può sorgere da sola
fuori del corpo, né sussistere distaccata dai nervi e dal sangue

L'anima è legata al corpo dai bronchi,non dal cervello, ed entra in noi nel primo atto di respirazione, abbandonandoci all'ultimo respiro. Così come con la morte ciò che ci abbandona è la particella di etere freddo così con la nascita ciò che entra in noi è la stessa particella, mentre quella di etere caldo legata ai processi fisici e fisiologici è sempre con noi dal primo istante.
In questo senso si può affermare che anche gli animali abbiano un'anima, la quale e' solo dotata della particella di etere caldo. Ciò che ho appena scritto non corrisponde esattamente a realtà, approfondirò più avanti tale considerazione, per ora basta sapere quanto.

Da questo momento quindi faremo attenzione ai termini: con animo indicheremo la particella di etere caldo, con anima la particella di etere freddo,mentre con spirito l'unione della particella di etere caldo e quella di etere freddo, dunque l'unione tra animo e anima. Per questo motivo lucrezio scrive:

De rerum natura vv.138-143

ma poiché è stabilito e appare predisposto
nel nostro corpo il luogo ove l'anima e l'animo
possono esistere e crescere separati, tanto più si deve negare
che possano sussistere fuori da tutto il corpo e dalla forma vivente,
nelle friabili zolle della terra o nella fiamma del sole,
o nell'acqua oppure nelle alte regioni dell'etere.

L'anima e l'animo che danno vita allo spirito sono legati ai bronchi. Sono uniti e tuttavia possono esistere e crescere separati. L'uomo muore nel senso che il suo corpo fisico ritorna alla terra; la particella di etere caldo sussiste per un certo tempo dopo la morte, poi morirà a sua volta, e sarà questa la seconda morte. Ma la particella di etere freddo è immortale e come era entrata nel corpo fisico così lo abbandona subendo la legge del samsara fino alla sua ascensione finale.

Da dove proviene l'anima?

Secondo Cicerone, che riprende certe tesi degli antichi, essa deriva dall'anima cosmica, che più avanti chiameremo Paramatma, e si lega al corpo fisico nel quale è discesa,non caduta. L'unione tra anima e animo avviene per mezzo dell'atman che è lo spirito. Torneremo più avanti su questi concetti.

Ma cosa succede quando l'anima si lega all'animo? Abbiamo detto che l'animo è una particella di etere caldo mentre l'anima è una particella di etere freddo. Inoltre l'animo è legato alla dimensione inferiore mentre l'anima è legata alla dimensione superiore, è un frammento ed emanazione del Paramatma. Il conflitto tra queste due forze produce dolore, e il dolore genera la vita, da qui il senso di alcuni frammenti eraclitei:

FR.8 "l'opposto concorde e dai discordi si ottiene una bellissima armonia"


FR.51 "Non comprendono come, pur discordando in se stesso, è concorde: armonia contrastante, come quella dell'arco e della lira"

La particella di etere caldo e quella di etere freddo non si fronteggiano nella loro reciproca estraneità; l'animo manifesta le sue piene funzioni solo perché sussiste l'anima con la quale realizza una complementarietà ontologica che da vita e prende nome di spirito.
Tale incontro è traumatico per l'essere vivente. L'anima, proveniente da una dimensione superiore, entra nel corpo, una dimensione inferiore, con il primo atto di respirazione, per questo motivo lucrezio scrive:

De rerum natura vv.222-234

Ed ecco il fanciullo, come un naufrago buttato a riva
dalle onde infuriate, giace nudo sul suolo, incapace di parlare,
bisognoso di ogni aiuto vitale appena la natura lo getta
sulle prode della vita, con doglie del grembo materno,
e riempie lo spazio d'un disperato vagire, come è giusto che faccia
colui cui la vita è serbato il passare per tante sventure.
Invece hanno crescita agevole le greggi, gli armenti, le fiere,
e non hanno bisogno di ninnoli, a nessun loro esemplare
si addice che dolce sussurri e balbetti la cara nutrice,
non cercano vesti diverse secondo i climi del cielo,
né infine abbisognano d'armi o di alte muraglie
per proteggere i loro beni, poiché la terra stessa
e la natura creatrice producono tutto in gran copia per tutti.

Per questo motivo il cucciolo d'uomo venuto alla luce emette gemiti, per via dell'unione traumatica tra anima ed animo. Tuttavia, nell'animale ciò non avviene. L'animale possiede certamente un animo, ma la sua anima e' di natura differente rispetto a quella dell'uomo. Per questo motivo la venuta al mondo di un animale non costituisce un evento traumatico.

Come diceva Aristotele l'anima ha triplice natura:

- vegetativa, che governa le funzioni fisiologiche istintive (nutrizione,crescita,riproduzione). Le piante possiedono la sola anima vegetativa.

- sensitiva, che presiede al movimento e all'attivita' sensitiva. Gli animali possiedono un'anima sia vegetativa che sensitiva.

- intellettiva, che è la fonte del pensiero razionale e governa la conoscenza,la volontà e il libero arbitrio. L'essere umano possiede un'anima di triplice natura.

La natura dell'anima intellettiva determina un iniziale ma non perenne conflitto con l'animo dando vita allo spirito. Bisogna precisare che l'anima vegetativa non va confusa con l'animo. Anche i sassi hanno un animo ma l'anima vegetativa, pur essendo estremamente debole rispetto all'anima intellettiva, comunque da luogo, in unione con l'animo, allo spirito. 
L'animo è presente in ogni corpo fisico ma ciò che distingue i sassi dagli esseri viventi è l'anima, qualunque sia la sua natura.

Tutti gli uomini hanno un'anima, ma nel momento in cui entra in noi è più simile ad una tabula rasa. 

Dico simile poiché conserva il ricordo ancestrale o reminiscenza della sua origine e delle sue esperienze passate. Tuttavia, quando l'anima entra in contatto con l'animo dando vita allo spirito questa non rimuove il suo ricordo antico, semplicemente lo dimentica. a tale dimenticanza do il nome di subconscio.

L'anima è così una tela pronta ad essere usata dal pittore che puo' disegnarvi qualsiasi cosa. nel momento in cui l'uomo nasce ha con sé necessariamente l'anima e questa a sua volta è disponibile a farsi memoria e archivio dell'esperienza dell'animo e dello spirito. L'uomo è quindi dotato di spirito, facoltà che unisce appetiti e bisogni fisici ad attributi divini, il quale rende possibile la vita umana così come la conosciamo. Infatti è scritto:

Lucrezio De rerum natura vv.556-558

Non vedi che la potenza dell'anima, sebbene oltremodo sottile,
sostiene anche il grande peso del corpo,
poiché è congiunta e creata insieme a esso?


L'anima non può essere acquisita mediante qualche processo di concentrazione, o cammino interiore o pratica meditativa, né può essere strappata da qualche sortilegio o strana forza ed energia. se si ammettesse infatti che l'anima si possa ottenere bisognerebbe ammettere anche che possa essere tolta e chi potrebbe possedere tale facoltà se il dio che ci ha concesso il libero arbitrio!?

L'anima è un numero che si muove per propria virtù e va e viene da un determinato corpo all'altro seguendo una segreta affinità. l'anima non discende dal cielo come dono o grazia divina poiché se cosi' fosse andrebbe ad alterare un equilibrio gia' esistente o se questo equilibrio non fosse presente significherebbe che tale atto di creazione sia carico di un errore, e ciò non può essere perché tutto è perfetto ed è come deve essere.


L'anima entra a far parte della vita dell'uomo con il suo primo respiro poiché possa fare esperienza del fenomeno che chiamiamo "vita". la discesa dell'anima nel corpo e' per il suo progresso, per evolversi verso la perfezione e per ritornare un giorno alla sua patria celeste.

Lucrezio scrive:


De rerum natura vv.540-544

come a ogni uomo non pesano le proprie membra,
né il capo sovraccarica il collo, né avvertiamo
che il peso del corpo poggia interamente sui piedi;
mentre ogni peso che venga imposto dall'esterno
ci arreca molestia anche se sovente è minore.

L'anima è per sua natura simbolo di purezza e spiritualità. La particella di etere freddo non ha un inizio essendo ingenerata a differenza dell'animo che ha una nascita e quindi una morte. L'anima quindi è immortale poiché è un frammento ed una emanazione del Paramatma ed indica l'essenza che ogni individuo, Jivatma, contiene nel suo essere. L'anima entra in un corpo materiale ma non può essere contaminata dall'intriseca "malvagita'" della materia stessa poiché è incorporea. Ciò che è divino non può essere macchiato da ciò che non è puro.

Infatti, lo spirito fa esperienza delle dimensioni superiori attraverso l'anima e delle dimensioni inferiori per mezzo dell'animo. L'intriseca "malvagita'" della materia ha influenza solo sull'animo e non sull'anima che resta immacolata e registra solo l'esperienza. Tuttavia, in presenza di questa "malvagita'", l'anima se pur immacolata può restare oscurata poiché lo spirito non ha coscienza della sua parte divina, in questo consiste la dimenticanza.

A differenza di quanto poteva pensare Aristotele, l'anima rappresenta la capacità di realizzare le potenzialità vitali del corpo ma resta comunque separata da questo. Lo abbiamo già dimostrato. La particella di etere freddo si unisce al corpo, ma non crea un legame indissolubile. E' l'animo a fare esperienza della materia, ma senza l'anima tale evento rimarrebbe fine a se stesso e si ridurrebbe a mero evento meccanico o ricordo automatico.

L'elemento di congiunzione tra anima e animo risiede nella mente.

La mente è il catalizzatore di tutte le esperienze dello spirito. Mentre l'anima e l'animo si trovano nei polmoni, lo spirito è localizzato nella mente.

L'anima o atma è simile ad un raggio della luce del Paramatma. Ogni Jivatma è coniugato all'atma di ogni altro Jivatma in quanto qualitativamente appartenenti alla medesima essenza, tutte eguali emanazioni del Paramatma. Ogni Jivatma è anche l'altro poiché costiuiti della stessa essenza. Ogni Jivatma, cioè il sé individuale, è il riflesso della totalità dell'atma o anima come individuo.
Come ogni seme contiene tutte le qualità dell'albero, così l'anima di ogni Jivatma contiene le qualità del Paramatma.

Chuang Tzu FR. "Le diecimila creature ed io siamo l'uno"

Eraclito FR.10 "Intero e non intero, convergente e divergente, consonante e dissonante; e da tutte le cose l'uno e dall'uno tutte le cose"


L'anima-atma è ciò che permette ad ogni Jivatma di riflettere la coscienza del Paramatma. Il Paramatma è il Grande Tao. Il Grande Tao non può essere assolutamente palese perché, per esserlo, dovrebbe determinarsi in qualcosa di particolare; non può essere assolutamente nascosto perché, se così fosse, non se ne potrebbe parlare e non si potrebbe nemmeno pensarlo. Il Paramatma è universale-trascendente e individuale-immanente. In quest'ultima caratteristica assume la forma di atma o Tao.

Il Tao non è soltanto ciò che fa essere ogni cosa quella che è, ma è anche il modo d'essere di ogni cosa: esso non è soltanto il Grande Tao o Paramatma ma è contemporaneamente il Tao come potenza particolare che unito all'animo da vita allo spirito del Jivatma. ogni cosa, realizzando se stessa, segue il proprio Tao o atma e con ciò realizza il Grande Tao o Paramatma.
In questa analisi il concetto di Atma-Tao si accosta a quello di Physis. Physis è la natura di ciascuna cosa che coincide con il proprio modo di divenire. 
Di Physis Eraclito scrive:

FR. "Physys kriptesthai philéi = La natura ama nascondersi"

Ciò che la natura nasconde non è la sua essenza universale (Paramatma-Grande Tao), né i suoi modi particolari (animo-Jivatma-Tao particolare), ma il nesso che lega quella a questi come accade per il Tao: ciò che si nasconde non è il Grande Tao né il Tao di ciascuna cosa, ma il nesso tra il Jivatma e il Paramatma cioè l'Atma-anima. Ciò che Eraclito intendeva dire è:

Anemos kryptesthai philéi = L'anima (Atma o Tao) ama nascondersi

Eraclito FR. 54 "L'armonia nascosta vale più di quella che appare"

Alla luce di tutto ciò deduciamo che:

1) il Paramatma è il Grande Tao o padre e forza positiva

2) il Jivatma è il Tao particolare o figlio e forza negativa

3) l'Atma è l'anima o Tao che intesi come Physis indicano lo spirito santo e forza neutrale

L'Atma è l'anello di congiunzione, la forza neutrale, la terza forza che congiunge il padre al figlio e il Jivatma al Paramatma.

L'esperienza dell'esistenza da parte dell'atma porta maggiore sviluppo laddove non è identificata con i mezzi con i quali il Jivatma esperisce l'essere, ovvero la mente e il corpo fisico. Il cammino del Jivatma consapevole della sua particella di etere freddo è volto a riconoscere ciò che è reale da ciò che non lo è, cioè nell'identificare la Maya e distinguerla dal Paramatma.

Solo l'illuminato può arrivare a conoscere il Logos e divenire tutt'uno con Dio. Chi comprende il Logos conosce l'unica vera realtà. Chi comprende il Logos conosce il modo di operare del Tao, dell'Atma, dell'anima e della Physis; chi comprende il Logos conosce il rapporto creatura-creatore poiché il Logos è la conoscenza dell'atma quale ponte tra il Paramatma e il Jivatma, il padre e il figlio. La Legge Divina è quella del Logos.


Eraclito FR.50 "Ascoltando non me, ma il Logos, è saggio convenire che tutto è uno"

Infine l'anima e l'animo possiedono ciascuna funzioni cognitive proprie. 
L'animo ha una funzione legata alla memoria fisica e quindi al ricordo di oggetti sensibili e di esperienze terrene; l'anima ha una funzione legata alla reminiscenza e quindi al ricordo ancestrale della sua origine.

3 commenti:

  1. Ciao Catherine! Mi chiamo Mattia e voglio farti davvero tanti complimenti e ringraziarti immensamente. In tema di spiritualità, girovagando per Internet si trova tanto rumore, troppo rumore, e un bel piattume. Questo tuo post, invece, è fenomenale: profondo, appassionato, sentito, vero. Era da parecchio che non leggevo un articolo così stuzzicante e in grado di centrare l'obiettivo essenziale della questione "vita/esperienza". Sei sulla buona strada ;)

    Ti auguro veramente tutto il meglio della vita! Non ha molto senso come frase in sè, vero? Tutto ciò che accade è già il meglio, altrimenti non accadrebbe... Comunque dai, ci siamo capiti ;)
    Un abbraccio grande grande! Ciao!

    RispondiElimina
  2. Grazie per i complimenti Mattia! Nicola, che ne è l'autore, ne sarà sicuramente felice!
    Io mi tengo il merito di averlo letto e la conseguente voglia di pubblicarlo.
    A breve uscirà il seguito ... :-)

    RispondiElimina
  3. vi consiglio questo link...

    http://www.isabelladisoragna.eu/site/

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.